Greenreport
L’intervento del presidente di Confindustria Toscana nord, Daniele Matteini
Gestione rifiuti, in Toscana imprese preoccupate per lo stop agli impianti prima di averne nuovi
«Cittadini forse avrebbero atteggiamenti diversi se ci si preoccupasse più di curare cultura e formazione civile che di intercettare il voto»
Di Luca Aterini
I temi della sostenibilità, e in particolare della gestione rifiuti, sono stati ieri al centro dell’assemblea pubblica di Confindustria Toscana Nord, dove il presidente Daniele Matteini ha posto l’accento sulle problematiche di tipo Nimby che frenano la costruzione di nuovi impianti, ma soprattutto sulle incongruenze della politica nel programmarne la realizzazione.
In tal senso arriva da Matteini un appello alla sostenibilità «che non insegua il facile consenso politico dell’immobilismo, dell’indisponibilità e degli irrigidimenti di cittadini che troppo stesso dicono “no” a qualsiasi opera e iniziativa. Cittadini che forse avrebbero atteggiamenti diversi se ci si preoccupasse più di curare la loro cultura e formazione civile che di intercettare il loro voto».
Dal governo regionale, il presidente di Confindustria Toscana nord si aspetta un cambio di passo «soprattutto sul tema della gestione dei rifiuti, con i vecchi impianti che vengono sbrigativamente dismessi mentre non procederà certo in parallelo la realizzazione dei nuovi. Lo sconcerto del mondo delle imprese è fortissimo e motivato».
Il riferimento neanche tanto velato è al redigendo Piano per l’economia circolare, chiamato a prendere il posto del vecchio Piano regionale rifiuti e bonifiche, che è arrivato al termine senza aver raggiunto nessuno dei principali obiettivi che si era posto.
Stavolta la realizzazione di nuovi impianti per la gestione rifiuti passa dalle proposte arrivate in Regione tramite avviso pubblico – proposte al momento inserite in un percorso di partecipazione e confronto con cittadinanza ed istituzioni locali –, che presentano molte novità d’interesse: in primis la possibilità di realizzare innovativi impianti di riciclo chimico, che possano recuperare materie prime preziose (come metanolo e idrogeno) dalle frazioni secche dei rifiuti non riciclabili meccanicamente, e dunque destinate a termovalorizzazione e discarica.
Il problema è che mentre ancora non è dato neanche sapere se e quali degli impianti di riciclo chimico verranno realizzati, la metà dei 4 termovalorizzatori ancora presenti sul territorio regionale (ovvero gli impianti di Livorno e Montale) sembra attualmente destinata a terminare le attività nel 2023, quando i nuovi impianti non potranno certamente essere pronti. Questo significa dunque incrementare ancora i conferimenti nelle discariche toscane (se le volumetrie residue le consentiranno), oppure ricorrere all’export oltre i confini regionali, con relativo incremento di costi ambientali ed economici.
«A livello toscano, e anche su temi diversi da quelli di diretta pertinenza del governo regionale, si percepisce un’atmosfera più stagnante che dinamica. Negli ultimi tempi l’unico fatto nuovo, tutto da valutare nelle sue conseguenze, è la nascita della multiutility – osserva Matteini – Per il resto la nostra Toscana rischia di acquisire sempre più la natura e l’immagine di una bella addormentata».