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Gestione rifiuti, il nuovo metodo tariffario Arera sta incontrando più difficoltà del previsto

Greenreport

Assoambiente: «Diversi profili di criticità». Anche a causa della crisi Covid-19 a rischio investimenti e tenuta di un settore che eroga servizi essenziali alla cittadinanza

È la Tari, per legge, la tassa attraverso la quale finanziare integralmente i costi – di investimento e di esercizio – dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti urbani e assimilati, ma arrivare alla sua definizione non è affatto un’operazione scontata: basti osservare che ad oggi la Tari varia enormemente tra una città all’altra, anche vicine tra loro, e oggettivamente sul territorio nazionale sussistono condizioni molto diversificate, sia a livello industriale che di governance territoriale e di performance.

Per sfoltire questa giungla l’Arera – l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente – ha introdotto con la delibera 443/2019 il  primo metodo tariffario condiviso in tutta Italia per la Tari definendo i criteri di riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento per il periodo 2018-2021 e adottando il Metodo tariffario per il servizio integrato di gestione dei rifiuti (Mtr). Una vera e propria rivoluzione per enti pubblici e aziende di settore, sulla quale è successivamente piombata la pandemia a complicare le cose: per questo nell’audizione con Arera, oggi Assoambiente – l’Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, smaltimento rifiuti e bonifica –  chiede di far fronte ai «diversi profili di criticità che stanno emergendo in fase di prima applicazione della metodologia».

Come sottolineato in audizione dal direttore di Assoambiente Elisabetta Perrotta, le aziende del settore «durante la fase di lockdown non si sono mai fermate, essendo servizio essenziale, e hanno continuato a garantire i servizi pubblici ed essenziali di raccolta e gestione dei rifiuti non senza alcune criticità».

Soprattutto, il blocco del sistema produttivo «ha determinato una variazione delle tipologie e dei quantitativi dei rifiuti da gestire ma in termini generali, la riduzione dei volumi di rifiuti raccolti non ha comportato una proporzionale riduzione dei costi in ragione della struttura prevalente di costi fissi che caratterizza l’attività di raccolta e gestione dei rifiuti». A questo si aggiunge «un impatto negativo sui ricavi da vendita di materiale raccolto in maniera differenziata in parte dovuta ad una più limitata disponibilità di assorbimento nei cicli produttivi a causa della chiusura di industrie operanti nelle filiere di tali frazioni».

Ma i problemi non terminano con la fase di emergenza, anzi: «A fronte del minore incasso dei tributi da parte dei Comuni e della sofferenza già registrata in alcuni territori, ci sarà aumento delle difficoltà per il pagamento delle fatture dei gestori rifiuti con seri problemi di tenuta dell’intero sistema, trattandosi di un servizio labour intensive non interrompibile […]Una situazione di blocco dei pagamenti rischia di mettere in crisi l’intero settore già provato, con conseguente blocco dei servizi di raccolta… lasciando spazio a “gestioni grigie”».

Tutto questo, legato alla traduzione “pratica” degli adempimenti del nuovo Metodo tariffario rifiuti connotato da grande discontinuità con il passato, si scontra con criticità storiche per il settore, dalla diversità delle performance e degli assetti di governance da territorio a territorio alle differenziate dotazioni impiantistiche.

Sebbene ad oggi l’Autorità abbia esercitato le sue funzioni «con metodo partecipato e spirito di analisi critico», Assoambiente rileva dunque che «all’attività di consultazione sarebbe stato utile un momento di “simulazione” in cui i primi orientamenti venivano calati nei diversi assetti di governance e di mercato». Di fatto, si stanno generando «importanti effetti destabilizzanti sia dal punto di vista degli investimenti pianificati che dal punto di vista della complessiva programmazione societaria. Diversi sono i profili di criticità che stanno emergendo in fase di prima applicazione della metodologia: nonostante le consultazioni con gli stakeholders, rimangono infatti diversi punti scoperti nell’architettura del Mtr che rischiano di pregiudicarne la concreta applicabilità nel territorio nazionale».

In particolare, sono tre le criticità che secondo le imprese di settore richiedono intervento prioritario ed urgente: l’applicazione del Mtr ai contratti in essere (etero regolazione) e a forme di affidamento dei servizi profondamente diverse tra loro, la necessità di un’adeguata disciplina sulla obbligatorietà al mantenimento o ripristino dell’equilibrio economico finanziario della gestione e la necessità di strumenti a garanzia dei gestori che possano restituire oggettività all’applicazione del Mtr in caso di non condivisione con gli Enti territorialmente competenti.

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