Forti criticità sull’organico e rifiuti non riciclabili. Ed entro 3 anni anche le discariche saranno esaurite

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Forti criticità sull’organico e rifiuti non riciclabili. Ed entro 3 anni anche le discariche saranno esaurite

Greenreport

Testa (Assoambiente): «Fare economia circolare significa disporre degli impianti»

Per gestire i rifiuti generati nel sud Italia servono investimenti da almeno 5 miliardi di euro

Forti criticità sull’organico e rifiuti non riciclabili. Ed entro 3 anni anche le discariche saranno esaurite

Gli investimenti in economia circolare avrebbero dovuto essere tra le priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha finito però destinare alla filiera impiantistica di settore 2,1 miliardi di euro quando – sorpresa! – alle sole regioni del sud ne servirebbero oltre il doppio.

«Come ormai ripetiamo da anni, fare economia circolare significa disporre degli impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda. Un investimento complessivo che richiederà al Sud, secondo le nostre stime, 5 mld di euro e che potrà rappresentare una grande opportunità per la crescita sostenibile del Mezzogiorno», spiega il presidente di Assoambiente Chicco Testa, presentando oggi a Ecomondo l’analisi Investimenti in economia circolare nel Mezzogiorno – Una grande opportunità per la crescita verde.

Secondo l’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, bonifiche e gestione rifiuti, le attuali lacune del sistema di gestione rifiuti delle regioni meridionali (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) si concentrano come da tradizione nella gestione dei rifiuti organici e in quella delle frazioni non riciclabili.

Il divario appare evidente già a partire dal dato relativo alle raccolte differenziate, ferme al Sud al 51% contro il 61% della media italiana e il 70% del Nord. Ma l’obiettivo fissato dalle nuove direttive Ue recepite dall’Italia guarda oltre, al riciclo effettivo: entro il 2035 dovrà arrivare per i rifiuti urbani al 65%, mentre  l’impiego della discarica (oggi al 31% al sud) dovrà calare al 10%, lasciando dunque un 25% al recupero energetico (uno spazio che potrebbe però i parte essere limato attingendo alle innovative tecnologie di riciclo chimico).

Per misurare l’urgenza della transizione, basti pensare che – senza interventi correttivi di sorta, come nel caso di ampliamenti impiantistici – secondo Assoambiente al sud «tra meno di 3 anni le discariche saranno sature e si rischierà di vivere una nuova fase acuta di emergenza rifiuti».

In compenso i termovalorizzatori scarseggiano: al sud operano «solo 6 impianti (contro i 26 del Nord Italia e i 13 della sola Lombardia) che gestiscono circa 1,1 milioni di ton di materiali». Per arrivare al 25% di recupero energetico al 2035, questa quota dovrebbe salire fino a 2,7 mln di ton, il che significa «pianificare per tempo almeno 5-6 nuovi impianti di taglia medio-grande».

Non va meglio sul fronte dei rifiuti organici. Al sud grazie alla differenziata se ne raccoglie 2 mln di ton/anno (che dovranno salire a 4 mln di ton/anno entro il 2035) ma il 45% non trova impianti di prossimità dove essere valorizzato e va dunque ad alimentare il “turismo dei rifiuti” lungo lo Stivale, con «evidenti maggiori costi connessi al trasporto e alla gestione che si scaricano sui cittadini, senza contare la perdita di valore per il territorio».

Paradossalmente, anche gli impianti presenti al Mezzogiorno per la gestione dei rifiuti organici risultano inadeguati: su 75 totali ben 67 «svolgono tradizionale attività di compostaggio, mentre sono pressoché assenti impianti con tecnologie più moderne», ovvero i digestori anaerobici in grado di produrre biometano. Serviranno almeno 20-25 impianti di questa tipologia affinché al 2035 sia possibile valorizzare le 4 mln di ton di Forsu raccolta annualmente in modo differenziato, cui andrà sommato «poco meno di 1 milione di tonnellate di fanghi da depurazione, costituiscono un bacino di circa 5 mln di biowaste da cui partire per rilanciare un’efficace e sostenibile gestione dei rifiuti al Sud».

«Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa al 2035 – conclude Testa – le Regioni del sud Italia devono muoversi da subito lungo 3 direttrici: dotarsi di un sistema impiantistico adeguato al proprio fabbisogno, pianificando la realizzazione nei prossimi 14 anni di oltre 20 impianti di digestione anaerobica per il riciclo della frazione umida, di nuovi impianti che potenzino le filiere locali del riciclo e di almeno 6 termovalorizzatori; limitare l’export e il “turismo dei rifiuti” all’interno dei confini nazionali: una diseconomia che, per carenza di impianti, produce una perdita di materia ed energia; riconsiderare la gestione delle discariche, facendo riferimento solo a impianti moderni e sostenibili cui destinare esclusivamente le frazioni residuali opportunamente trattate».

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