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“Energia dai rifiuti con un mix di tecnologie”

La Repubblica

Intervista a Pierroberto Folgiero

“Energia dai rifiuti con un mix di tecnologie”

L’ad di Maire Tecnimont parla del progetto che potrebbe creare distretti circolari verdi, da subito competitivi coinvolgendo, dieci regioni

— v.d.c.

«I grandi processi produttivi, come quelli energetici, partono dalla disponibilità di carica, cioè dalla quantità di materia prima (feedstock) presente in natura. Nel mondo, fino ad oggi, la carica è arrivata dagli idrocarburi. Da domani, per l’Italia, potrebbe arrivare dai rifiuti perché sono tanti, a Km zero e facilmente riciclabili grazie a tecnologie mature». Parte dalla fine del “film”, Pierroberto Folgiero, ceo del gruppo Maire Tecnimont, gioiello dell’ingegneria e industria chimica italiana quotato a Piazza Affari, con un portafoglio tecnologico di oltre 1.700 brevetti, 2,6 miliardi di ricavi, 54,2 milioni di utile e 6 miliardi di portafoglio ordini nel 2020. Il gruppo conta su circa 9.100 persone, di cui oltre la metà all’estero, e opera in più di 45 paesi attraverso 50 società.

NextChem, di cui Folgiero è ceo, è la società italiana del gruppo che opera da 3 anni nel campo della chimica verde e della transizione energetica. È da questo incubatore di tecnologie che nasce il modello del distretto circolare verde dove la disponibilità di carica, cioè i rifiuti possono diventare, con il contributo della chimica, la chiave per decarbonizzare una serie di processi industriali riciclando scarti di imballaggi di plastica post-consumo (Plasmix) o frazione secca dei rifiuti urbani, fino a ora smaltiti perlopiù in discarica.

«L’idea del distretto circolare nasce prima di tutto dall’esistenza di siti cui dare nuova vocazione industriale. Ci sono siti dismessi o in crisi (brownfield) che hanno una vocazione in termini di maestranze, filiera di Pmi, infrastrutture e che in un’economia lineare non avrebbero futuro, visti i target di decarbonizzazione », spiega Folgiero. Dall’altro lato abbiamo «rifiuti che costituiscono una carica di alimentazione circolare per processi industriali: ci sono tecnologie mature che possono usare carbonio e idrogeno disponibile nella parte di materia di scarto che non può essere riciclata meccanicamente ». Poi ci sono i prodotti: «Oggi l’Italia importa tanti prodotti chimici che si possono invece produrre in un distretto circolare». Dunque, bisogna unire i puntini, che significa «unire un territorio che ha una vocazione, un prodotto, cercare di capire dove sta la carica, ovvero i flussi dei rifiuti secchi o del Plasmix, trasformare questi rifiuti in prodotto e, ultimo punto, la capacità imprenditoriale. Noi siamo pronti a garantire che queste tecnologie funzionano».

Il piano di NextChem è di realizzare 12 progetti in 10 regioni italiane per un investimento totale di 4,8 miliardi di euro. Progetti che integrano diverse tecnologie: l’upcycling consente di riciclare i rifiuti plastici restituendo polimeri riciclati di qualità in grado di sostituire polimeri vergini di origine fossile; la tecnologia del riciclo chimico permette di produrre prodotti come idrogeno, metanolo, etanolo per alimentare la mobilità sostenibile urbana, via mare e via terra partendo non da fonti fossili ma da frazioni di rifiuti che non sono riciclabili. Questa tecnologia serve anche a ridurre l’impronta carbonica di processo nei siti brownfield dell’industria tradizionale e pesante; infine, l’applicazione della tecnologia dell’elettrolisi per la produzione di idrogeno green con emissioni zero di Co2.

«I distretti circolari verdi sono già cantierabili oggi e hanno il pregio di essere economicamente competitivi, a differenza di altre tecnologie green ancora troppo costose per avere un mercato. Sono impianti che potenzialmente hanno una produzione molto elevata di prodotti, che potrebbero sostituire una parte delle importazioni che oggi abbiamo », dice Folgiero. L’Ue ha indicato da tempo la direzione da seguire nel percorso di decarbonizzazione identificando i primi due settori su cui intervenire: raffinazione e acciaio. Settori nei quali NextChem ha avviato gli studi preliminari di alcuni progetti di ingegneria per realizzare un impianto per la produzione di metanolo nella raffineria Eni a Livorno, a cui si è aggiunto il progetto di Taranto dove è in corso uno studio di fattibilità per contribuire a decarbonizzare il più importante stabilimento siderurgico d’Europa. «Qui ci sono le condizioni e le competenze ideali per creare un distretto circolare in grado di utilizzare nell’acciaieria il gas circolare (syngas) ottenuto con la tecnologia di riciclo chimico, basata sul recupero di carbonio e idrogeno contenuti in scarti plastici e secchi mediante un processo di ossidazione parziale», conclude Folgiero.

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