Il Sole 24 Ore
Enel, Terna, Iren: grandi spa committenti favorevoli al nuovo codice
Dai «settori speciali» no al rinvio dell’entrata in vigore: siamo pronti
G.Sa.
ROMA
Il nuovo codice degli appalti piace ai grandi committenti “privati” operanti nei settori delle utilities che si dicono pronti ad applicarlo anche da subito. Nel corso di un convegno organizzato a Roma dall’Istituto Arturo Carlo Jemolo e dall’Avvocatura generale dello Stato, società come Enel, Terna e Iren hanno espresso un giudizio molto favorevole alla disciplina messa a punto dalla commissione speciale del Consiglio di Stato coordinata da Luigi Carbone e approvata dal Cdm, con particolare riferimento al quadro normativo che si delinea per i cosiddetti «settori speciali» (elettricità, gas, energia termica, tlc, acqua, trasporti ferroviari e aeroportuali). La scelta del codice è quella di rendere i settori speciali ancora più autonomi dalle norme ordinarie, come d’altra parte prevedono le direttive Ue (i settori speciali hanno una direttiva a sé, la 2014/25). Nel nuovo codice tutte le norme che devono essere applicate da questi committenti sono raccolte nel libro III e si applicano le norme valide per i settori ordinari solo se espressamente richiamate, mentre nel codice vigente c’era una forte spinta ad estendere le norme ordinarie a questi settori.
Questa impostazione preoccupa invece i costruttori dell’Ance che temono vengano sottratte ulteriori quote al mercato ordinario, più regolamentato e trasparente. Che la concorrenza non sia più la priorità del codice è venuto fuori chiaramente dal convegno, con forti apprezzamenti (per esempio nella relazione di Giulio Napolitano).
D’altronde, come è stato sottolineato ieri, i settori speciali hanno migliori performance con una propria qualificazione degli appaltatori e un bassissimo tasso di contenzioso. Hanno anche norme che consentono una migliore organizzazione. Un esempio lo ha fatto Gianni Armani, amministratore delegato di Iren, con riferimento al responsabile unico del procedimento (Rup): nei settori speciali è possibile suddividere questa funzione fra vari specialisti, a seconda delle competenza necessaria, legale o ingegneristica o tecnica, nei settori ordinari il Rup è, appunto, unico. «È una entità mitologica – ha detto Armani che è stato per quattro anni ad di Anas (settori ordinari) – che così definita non potrà mai essere formata adeguatamente perché deve occuparsi di tutto». Armani ha detto di aver apprezzato la semplificazione per il partenariato pubblico privato, fondamentale per apportare capitali e competenze private. Un obiettivo confermato dalla consigliera Tar Flavia Risso che nella commissione speciale ha partecipato al gruppo di lavoro sul libro IV e ieri ha sottolineato lo sfoltimento di norme ridondanti e i chiarimenti contenuti nel codice anche sulle concessioni (per esempio sul rischio operativo).
Giudizio positivo anche da Giulio Fazio, responsabile dell’area Affari legali e societari di Enel. «Il codice è un passo avanti – ha detto – anche per chi, come noi, deve essere competitivo sui mercati internazionali, soprattutto quelli delle forniture di materiali, per evitare di arrivare tardi rispetto ai nostri concorrenti francesi, tedeschi e spagnoli. Bisogna continuare in questa direzione». Fazio apprezza le norme di tutela dei lavoratori, clausola sociale compresa, ma ha raccomandato più attenzione al tema della cybersecurity perché le due normative rischiano di non parlarsi.
Giuseppe Del Villano, direttore Corporate affairs di Terna, ha segnalato qualche passo indietro in un quadro nettamente migliorato. Il riferimento è andato alla disciplina delle varianti per cui ai settori speciali è stato esteso il limite 50% dei settori ordinari, nonostante la direttiva non lo preveda.
L’ex presidente della Consulta e ora presidente dell’Istituto grandi infrastrutture, Giancarlo Coraggio, ha detto di essere ottimista sulla possibilità che il nuovo codice porti un beneficio al settore anche se il vero banco di prova sarà il modo in cui lo recepirà la pubblica amministrazione. «In Italia c’è la tendenza a risolvere tutti i problemi in termini normativi – ha detto – ma i problemi sono soprattutto strutturali e organizzativi. Dobbiamo capire fino a che punto i principi del nuovo codice resteranno sulla carta e quanto diventeranno comportamento della pubblica amministrazione». In questo senso – ha detto Coraggio – «il Pnrr è un’occasione persa».