Il Tirreno, Cronaca di Grosseto
«Emissioni non nocive per la salute dopo la ristrutturazione dell’impianto»
Massimiliano Frascino, Scarlino. Puntuale come le tasse, la Regione Toscana ha pubblicato sul proprio sito istituzionale la copiosa documentazione integrativa presentata da Scarlino Energia. La società di Iren Ambiente che nel dicembre 2019 ha presentato istanza per avviare il procedimento di rilascio del «provvedimento autorizzatorio unico» relativamente al «Progetto di revamping, ottimizzazione e sviluppo del termovalorizzatore esistente ed impianto di trattamento di rifiuti liquidi» del famigerato cogeneratore del Casone di Scarlino.Da quel momento decorrono i trenta giorni di pubblicazione, cui seguirà la conferenza dei servizi che sfocerà, o meno, nell’Autorizzazione ambientale integrata (Aia, ndr). Le integrazioni alla documentazione del progetto erano state a loro volta chieste da Arpat, Usl Toscana sudest e altri enti che partecipano alla conferenza dei servizi.Scarlino Energia, da parte sua, si è avvalsa della consulenza del Politecnico di Milano e dello studio legale Antichi di Grosseto. Nel rispondere ai diversi quesiti, la società sottolinea che «l’impianto di termovalorizzazione in esame, non rientra tra gli impianti per i quali la Vis deve essere svolta». Ma poi specifica che pur non obbligatoriamente assoggettabile alla Vis, sottopone l’impianto alla «Valutazione di impatto sanitario con riferimento alle linee guida Istisan 19/9, perché possono rappresentare un modello di riferimento anche per programmi e progetti di rilevanza regionale». Studi e valutazioni sono fatti in termini comparativi tra stato attuale, stato intermedio e stato di progetto (finale), dal momento che le fasi di rinnovo dell’impianto prevedono prima la ristrutturazione profonda di due delle tre linee esistenti (camere di combustione), poi la sostituzione della terza con un forno del tutto nuovo con «letto a griglia», e la realizzazione di nuovi apparati di depurazione dei fumi, nonché del rinnovo totale dell’impianto di trattamento dei rifiuti liquidi e delle acque del ciclo produttivo.Con una simulazione modellistica basata su procedure e standard internazionali, poi, sono stati misurati impatti ambientali e ricaduta al suolo delle emissioni al camino. Le simulazioni delle ricadute sui recettori (zone puntuali di Follonica e Scarlino, o singoli alberghi e poderi nell’area valutata di ricaduta) è stata fatta in via cautelativa come se al camino i fumi uscissero coi limiti massimi di legge. Ma nei fatti, le emissioni è previsto siano molto più basse. Il risultato è che «tutti gli scenari e per tutti gli inquinanti atmosferici considerati, le massime concentrazioni al suolo delle sostanze analizzate non superano i limiti normativi o standard di riferimento, e sono anzi significativamente inferiori ad essi». Ad esempio: a Follonica centro (recettore) le Pm10 con un limite di legge nella media giornaliera a 50, sarebbero 0, 318 con l’impianto attuale, e 0,156 con il nuovo impianto. Le decine di tabelle riportate per ogni singolo elemento componente, comprese le temute diossine, gli ossidi di azoto e zolfo, il mercurio, lo zinco o il piombo, per citarne alcuni. «La Valutazione di impatto sanitario – conclude il documento – considerata ai fini della valutazione dei risultati della presente modellazione, attesta per lo stato di progetto una riduzione dei rischi per la salute umana rispetto allo stato autorizzato, segnale evidente della assoluta trascurabilità delle concentrazioni attese ai recettori per tutti i parametri». Buone notizie, secondo Scarlino Energia, anche dal bilancio delle emissioni di gas serra (clima alterante), valutato dal Politecnico di Milano secondo una metodologia messa a punto da Enea. «Dal confronto è emerso che nella configurazione di progetto il maggior quantitativo di rifiuti trattati rispetto allo stato autorizzato aumenta il contributo emissivo della CO2 equivalente». Questo «in termini di emissioni dirette in uscita dai camini dell’impianto», ma allo stesso tempo permette di «massimizzare le emissioni evitate». Quelle cioè che si otterrebbero «smaltendo in discarica controllata i rifiuti avviati a termovalorizzazione», pure «producendo in una centrale termoelettrica lo stesso quantitativo di energia originato mediante la termovalorizzazione». Nel complesso, quindi, «la realizzazione del progetto in esame consente di ridurre globalmente le emissioni di CO2 originate dal processo di produzione di energia elettrica e smaltimento dei rifiuti». Un altro elemento che aveva generato controversie è quello del tempo di permanenza dei fumi nelle «camere di post combustione», che la legge prevede sia di almeno 2 secondi a una temperatura di 850 gradi. Secondo lo studio «i tempi di reside