Economia circolare, il piano industriale Alia al 2031 prevede investimenti da 1,1 mld di euro

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Economia circolare, il piano industriale Alia al 2031 prevede investimenti da 1,1 mld di euro

Greenreport

Al centro digitalizzazione e rapporto coi cittadini

Economia circolare, il piano industriale Alia al 2031 prevede investimenti da 1,1 mld di euro

Ciolini: «L’obiettivo è raggiungere l’autosufficienza impiantistica entro i prossimi 8 anni», col primo impianto di riciclo chimico che sarà a regime dopo il 2028. Gli altri due dipendono dalla multiutility

Di Luca Aterini

Il gestore interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato centro, Alia, ha presentato oggi il suo primo piano industriale di durata decennale: uno sforzo di visione che si allunga fino al 2031, mettendo in campo investimenti sull’economia circolare da 1,1 miliardi di euro che potrebbero crescere ancora se si concretizzasse l’ipotesi della multiutility toscana cui Alia sta lavorando in prima fila.

«Alia si candida a diventare la principale infrastruttura della sostenibilità toscana – spiega l’ad, Alberto Irace – Puntiamo a focalizzare le nostre attività al recupero di materia, investendo nella catena del valore dei rifiuti. Un sistema interconnesso di raccolta, trattamento e smaltimento che solo integrato può raggiungere il massimo recupero di materia possibile. Tante risorse finanziarie ed umane per fare della Toscana la regione più sostenibile d’Europa».

Una transizione che mette al centro il rapporto con l’utenza. Il piano industriale prevede infatti di avviare un processo di digitalizzazione trasversale che impegneranno 40 mln di euro, dai sistemi di raccolta a nuovi strumenti che rafforzano la relazione con l’utente – dalle segnalazioni all’attivazione dei servizi –, in modo da rendere Alia una realtà davvero user-friendly. «Lavoriamo allo sviluppo delle infrastrutture digitali per assicurare un rapporto costante con gli utenti – conferma il presidente di Alia, Nicola Ciolini – È fondamentale l’impegno dei cittadini, protagonisti del nostro sviluppo».

Questa centralità significa anche riconoscere l’impegno della cittadinanza nella raccolta differenziata, e proprio per premiare gli utenti più virtuosi Alia ha preso l’impegno di introdurre sul territorio la tariffazione puntuale corrispettiva a partire dal 2023 con le prime 200.000 utenze.

Per migliorare sia la quantità sia la qualità della raccolta differenziata (dal 67,4% del 2021 si punta al 74,5% del 2031) verranno realizzati anche altri 16 Ecocentri, ma una volta divisi in tanti mastelli diversi resta da soddisfare l’esigenza di sempre: i rifiuti devono essere diretti verso impianti di prossimità in grado di gestirli adeguatamente, valorizzando quanta più materia ed (in subordine) energia possibile, e smaltendo in sicurezza il resto.

Nel merito Ciolini sottolinea che «il piano industriale parte dal mandato ricevuto dai soci, con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza impiantistica entro i prossimi 8 anni potenziando le filiere di recupero, dai Raee al tessile, e realizzando impianti di riciclo chimico, in linea con l’indirizzo regionale» e anche con le indicazioni arrivate dal Governo all’interno del Programma nazionale per la gestione di rifiuti (Pngr).

Nel merito, sono già molti i nuovi impianti e i revamping dettagliati nel piano industriale, che ad oggi prevede il revamping degli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Case Passerini (FI) e Paronese (PO), la realizzazione di 2 sorting (piattaforme di selezione), dei biodigestori di Montespertoli e Albe (Peccioli), di un impianto di recupero carta (che tratterà 50mila t/a per un investimento di 12,5 mln €), di uno di recupero tessile (34mila t/a, 19 mln €), di uno per il recupero Raee (25mila t/a, 20,5 mln €) e un altro specifico per schede Raee (mille t/a, 15 mln €), di almeno un impianto di riciclo chimico waste to chemicals ed il potenziamento degli impianti Css (selezione imballaggi multimateriale) e riciclo di Revet.

Da Alia precisano che «i due nuovi impianti di biodigestione anaerobica (Montespertoli e Albe, attualmente in fase di costruzione) e la realizzazione dei distretti circolari (tecnologia Waste to chemicals) consentiranno il recupero del 100% della frazione organica da raccolta differenziata (forsu) e dei rifiuti residui non riciclabili, producendo energia e prodotti chimici da immettere sul mercato».

Più in dettaglio, quello di Montespertoli è il biodigestore più grande d’Italia (per un investimento da 55 mln €, contro i 30 inizialmente previsti) e tratterà 165mila t/a (145mila t/a di forsu e 15mila ton/a di verde), mentre il resto di quanto raccolto sarà trattato a Peccioli da Albe (105mila t/a per un investimento di 56 mln € contro i 30 annunciati nel 2019): i due impianti complessivamente produrranno 20 mln Sm3/anno di biometano a partire dal 2024, offrendo così un contributo particolarmente importante non solo alla valorizzazione dei rifiuti organici ma anche alla sicurezza energetica nazionale.

In questo modo verrebbe affrontata una delle due più gravi criticità ancora aperte nella gestione dei rifiuti urbani, ovvero quella dell’organico (che pesa per il 40% circa di tutta la raccolta differenziata) in carenza d’impianti, che riguarda anche altre aree della Toscana oltre all’Ato centro.

L’ultimo tassello del puzzle è anche il più delicato, e riguarda la gestione dei rifiuti urbani indifferenziati come anche degli scarti del riciclo meccanico e più in generale di tutti quegli scarti secchi che non possono essere avviati a recupero di materia tramite le tecnologie tradizionali né essere avviati a recupero energetico nei termovalorizzatori, perché questi impianti sono sempre meno in Toscana.

Il piano industriale afferma che il revamping degli impianti di Tmb consentirà di «trattare internamente il 100% della Rui (rifiuti urbani indifferenziati, ndr) raccolta da Alia» a partire dal 2028, contando che 130mila t/a saranno gestite a Case Passerini già nel 2026 e altre 100mila t/a Paronese dal 2028. Ma i Tmb rappresentano “solo” degli impianti intermedi che trattano rifiuti urbani trasformandoli in speciali diretti soprattutto verso discariche o inceneritori, spesso fuori confine: al netto delle tecnologie più innovative (le cosiddette “fabbriche dei materiali”) che permettono risultati leggermente migliori, soltanto l’1,1% dei materiali in uscita dai Tmb ad oggi presenti in Italia va a riciclo.

Come gestire dunque questi rifiuti non riciclabili meccanicamente, senza limitarsi allo step intermedio dei Tmb? Alia ha scelto l’opzione più sostenibile puntando sul riciclo chimico (waste to chemicals) per ricavarne metanolo e/o idrogeno, senza avvalersi di nuove discariche o inceneritori.

Dei tre “distretti circolari” che fanno perno sul riciclo chimico proposti in Regione da Alia in tandem con altre aziende, il piano industriale presentato oggi ne cita soltanto uno, che rispecchia le caratteristiche di quello proposto per Pontedera: «La  realizzazione dell’impianto waste to chemicals consentirà, a partire dal 2029, di “chiudere il ciclo” dei rifiuti smaltendo il 100% delle frazioni di scarto gestite da Alia. L’impianto garantirà il trattamento di almeno 256k Ton/anno di scarti derivanti dalla raccolta Rui, dal trattamento della Forsu e dal recupero delle RD secche. L’impianto produrrà complessivamente 130k t/a di metanolo a partire dal 2029».

La realizzazione degli altri due “distretti circolari”, proposti per Rosignano Marittimo ed Empoli, dipenderà invece dal contesto: «Alia ha l’obiettivo di realizzazione due ulteriori Wtc che non sono compresi nelle proiezioni economiche finanziarie del piano, in quanto sono subordinati al reperimento di risorse finanziarie conseguenti alla conclusione del “progetto multiutility”», spiega l’azienda.

Che quantomeno con questo piano industriale ha il grande merito di fare per la prima volta chiarezza sulle tempistiche: l’operatività del primo impianto di riciclo chimico non arriverà che dopo il 2028.

Nel frattempo dunque la carenza d’impianti toscani per gestire i rifiuti non riciclabili meccanicamente rimarrà tale, se non peggiorerà ulteriormente – come sembra – con la prevista chiusura dei termovalorizzatori di Livorno e Montale (che il solo aumento di tonnellaggio previsto ad Arezzo non potrà colmare). Questi impianti potranno dunque rimanere attivi almeno finché l’alternativa del riciclo chimico non sarà concretizzata sul territorio? Un grattacapo in più che il Piano regionale per l’economia circolare in fase di stesura, e atteso in Consiglio a settembre, è chiamato ad affrontare.

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