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Ecoballe, la Procura chiede informazioni sull’accaduto

Il Tirreno

Sul fronte del recupero nuovo appello del Comune di Piombino al Governo dopo l’avvistamento di una scia di plastica da parte di un pescatore

A cinque anni dalla dispersione del carico dal cargo Ivy in corrispondenza dell’isolotto di Cerboli, 63mila chili di plastiche eterogenee compresse in 56 ecoballe di Css, cioè combustibile solido secondario da avviare all’incenerimento, potrebbe aprirsi un nuovo filone d’indagine. A richiedere una nuova informativa sull’accaduto e la gestione che ne è seguita alla Guardia costiera di Piombino è la Procura della Repubblica di Livorno. È da Grosseto che sono partite le ecoballe per essere caricate nel porto di Piombino sul cargo IVY, destinazione Varna per essere impiegate come combustibile in un cementificio. Nell’impianto delle Strillaie si trattano i rifiuti solidi urbani indifferenziati che arrivano anche dalla Val di Cornia. E ogni mese da Piombino, con destinazione Est Europa, vengono imbarcate 2mila tonnellate di ecoballe. Ma dopo quell’incidente non è più autorizzato il carico fuori stiva. In passato le indagini partite anche a Livorno sono state riunite in un unico filone d’inchiesta che fa capo alla Procura di Grosseto. Inchiesta su cui pende la richiesta di archiviazione. Il cargo, poco dopo la dispersione del carico ha cambiato bandiera. E pare difficile anche risalire al comandante dell’epoca. Dell’uomo, di origine turca, agli atti sarebbero state acquisite le dichiarazioni raccolte dalle autorità marittime bulgare. Insomma, a pagare il recupero e lo smaltimento sarà lo Stato italiano ammesso che presidenza del consiglio dei ministri e dipartimento della Protezione civile nazionale riescano a districarsi dall’impasse burocratico in cui l’operazione di recupero si è incagliata da mesi. L’ultima misura dell’emergenza ambientale è data dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), in un documento del 4 maggio. Indifferibile. Così viene classificato il recupero di quelle ecoballe, dato lo stato di inquinamento in atto per lo sfaldamento. Carte indirizzate al commissario straordinario Aurelio Caligiore – capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto (Ram), struttura specialistica che è incardinata presso il ministero dell’Ambiente -, incaricato dal 25 giugno 2019 del recupero e smaltimento di quei 63mila chili di plastiche. Incarico in scadenza a fine giungo e che da dicembre è al centro di un procedimento dell’Autorità garante per la concorrenza per potenziale conflitto di interessi, su cui l’Authority si pronuncerà solo il 31 luglio. Le carte dell’Ispra sono le ultime che il commissario straordinario ha messo sul tavolo della Protezione civile nazionale. La palla è in mano al dipartimento della Protezione civile da cui si attendono provvedimenti in linea con l’emergenza, già sollecitati due mesi fa dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi con una formale richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza nazionale con contestuale nomina di un commissario delegato e con poteri in deroga dato l’imminente pericolo d’inquinamento. Risale al 17 maggio la segnalazione del pescatore Paolo Del Lama rilanciata dal Tirreno. Dalla sua barca, 2 miglia fuori dal porto di Salivoli si è imbattuto in quello che ha definito «un fiume di plastica che viaggia da Sudest verso Nordovest, a causa della forte corrente». Episodio che spinge il sindaco di Piombino Francesco Ferrari e l’assessore all’Ambiente Carla Bezzini a suonare di nuovo il campanello d’allarme. «Il recente episodio di affioramenti di una scia di microplastiche in mare pone ancora una volta alla nostra attenzione l’enorme problema che queste ecoballe costituiscono. Come sempre ci uniamo alla preoccupazione di cittadini e imprenditori: urge intervenire, il Governo ascolti l’appello del territorio».Il sindaco Ferrari e l’assessore Bezzini sottolineano che «la situazione ormai ha dell’incredibile: il commissario Aurelio Caligiore, con massimo impegno ed efficienza e collaborando con il Comune e le molte altre realtà interessate, ha già predisposto l’intervento necessario per il recupero, riconosciuto da tutti i soggetti come prioritario e urgente. A causa di un vizio di forma, però, l’operazione ha subìto un brusco stop. Per ora, a nulla sono serviti gli appelli fatti al Governo: sarebbe sufficiente una nomina da parte del presidente del Consiglio dei ministri e le operazioni di recupero potrebbero proseguire. Per questo abbiamo scritto al presidente Giuseppe Conte e al ministro all’Ambiente Sergio Costa sollecitando un intervento in tal senso: la questione è quantomai urgente».

 

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