Il Tirreno
C’è una scia di plastica
Piombino. È accaduto di nuovo. «Una scia di frammenti di plastica a circa un metro di profondità». È quello che ha visto scorrere da bordo della sua barca il pescatore Paolo Del Lama. Il 17 maggio soffiava vento di scirocco. «Nel Canale di Piombino c è un fiume di plastica che viaggia da Sudest verso Nordovest, a causa della forte corrente. Chissà da dove viene!». Del Lama un’idea ce l’ha. «Rispetto alla nostra posizione, circa 2 miglia fuori dal porto di Salivoli, ci trovavamo sopra corrente alla zona dove sono state disperse le ecoballe». Il pescatore è tra coloro che da sempre è in attesa di conoscere le responsabilità dell’accaduto e i tempi per venire a capo della dispersione del carico dal cargo Ivy in corrispondenza dell’isolotto di Cerboli il 23 luglio 2015: 63mila chili di plastiche eterogenee compresse in 56 ecoballe di Css, cioè combustibile solido secondario da avviare all’incenerimento e dirette al porto di Varna, nel mar Nero. L’ultima misura dell’emergenza ambientale è data dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), in un documento del 4 maggio. Indifferibile. Così viene classificato il recupero di quelle ecoballe, dato lo stato di inquinamento in atto per lo sfaldamento. Carte indirizzate al commissario straordinario Aurelio Caligiore – capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto (Ram), struttura specialistica che è incardinata presso il ministero dell’Ambiente -, incaricato dal 25 giugno 2019 del recupero e smaltimento di quei 63mila chili di plastiche. Incarico in scadenza tra 50 giorni e che da dicembre è al centro di un procedimento dell’Autorità garante per la concorrenza per potenziale conflitto di interessi, su cui l’Authority si pronuncerà solo il 31 luglio. Le carte dell’Ispra sono le ultime che il commissario straordinario ha messo sul tavolo della Protezione civile nazionale. La palla è in mano al dipartimento della Protezione civile da cui si attendono provvedimenti in linea con l’emergenza, già sollecitati due mesi fa dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi con una formale richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza nazionale con contestuale nomina di un commissario delegato e con poteri in deroga dato l’imminente pericolo d’inquinamento.
–Manolo Morandini