Ecoballe: i sub a meno 45 metri “Missione difficile, ma ci siamo”

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Ecoballe: i sub a meno 45 metri “Missione difficile, ma ci siamo”

La Nazione, Cronaca Toscana

PIOMBINO (Livorno) La nave Caprera della Marina Militare è ormeggiata in porto a Piombino, pronta per la missione di recupero delle ecoballe disperse sul fondale vicino all’isola di Cerboli. Ma ieri il vento e il mare mosso non hanno permesso di iniziare le operazioni preliminari. Il tempo comunque dovrebbe migliorare e domani inizieranno i sopralluoghi nel golfo di Follonica anche con l’ausilio di due cacciamine della Marina Militare che hanno sofisticate strumentazioni in grado di verificare la posizione dei parallelepipedi di plastica pressata sul fondale di 45 metri, dove sono già stati mappati dai sommozzatori della Guardia Costiera guidati dall’ammiraglio Aurelio Caligiore. Il commissario straordinario per il recupero delle ecoballe è il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, ma Caligiore è stato nominato dallo stesso Borrelli coordinatore del tavolo tecnico e quindi l’ammiraglio seguirà da vicino tutte le operazioni. «E’ una missione complessa – ha spiegato Caligiore – ma ci avvaliamo di personale altamente specializzato e contiamo di recuperare tutte le ecoballe. Stiamo lavorando tutti per raggiungere l’obiettivo». In effetti non sarà una passeggiata recuperare le 40 ecoballe che mancano all’appello. Ventotto masse di plastica, dei parallelepipedi pesanti circa una tonnellata, sono già mappati grazie alla missione dei subacquei della Guardia Costiera. Altri 12 sono da individuare: potrebbero essersi sfaldati o riemersi e magari portati dalle correnti verso tratti di costa meno accessibili o più lontani e quindi dispersi. Comunque il primo passo sarà portare a terra le 28 ecoballe già censite. Ma come si procederà per il recupero? Prima di tutto bisogna evitare la dispersione dei pezzetti di plastica. Non è possibile infatti agganciare le ecoballe e tirarle su con il classico pallone pieno d’aria. Il rischio che l’ecoballa si sfaldi è troppo elevato. La plastica è tenuta insieme da reggette che non sono state progettate per resistere in mare 5 anni, ma per una durata di circa sei mesi. Il carico perso dalla motonave Ivy infatti era destinato al bruciatore di un cementificio di Varna in Bulgaria e sarebbe stato smaltito nel giro di due o tre mesi. Quindi, per non far ’esplodere’ le ecoballe al momento del recupero, si procederà prima di tutto ’incappucciando’ la parte superiore del parallelepipedo e poi, lentamente, riempiendo un pallone d’aria, si solleverà un lato dell’ecoballa per farla rovesciare all’interno di un secondo involucro di sicurezza. Una volta impacchettato l’ammasso di plastica, si potrà farlo riemergere. Ma non è finita qui. C’è il problema del fondale melmoso che limita la visibilità. Forse si userà una sorbona per ’ripulire’ dalla melma il perimetro intorno ad ogni ecoballa i modo da operare con più sicurezza. Infine, ma in realtà è la prima cosa, proprio a proposito di sicurezza, si dovrà studiare la metodologia migliore di intervento per il personale che scenderà giù a -45 metri. Bisognerà operare probabilmente in saturazione, con miscele di gas respiratori e accorgimenti ben diversi da quelli di una normale immersione. C’è l’esigenza di fare presto, ma la sicurezza degli uomini e dell’ambiente marino sono priorità assolute. La Marina Militare, oltre alle tre unità navali con capacità specialistiche metterà in campo il gruppo operativo subacquei del Comando Subacquei e Incursori (Comsubin) pronti ad operare, appena le condizioni meteo-marine lo permetteranno, con sonar per la ricerca subacquea, sottomarino a comando remoto (Rov), gru di sollevamento, camera di decompressione e sistemazioni logistiche, in grado di garantire il primo stoccaggio del materiale recuperato.

CRONISTORIA DEL DISASTRO

Tonnellate di plastica perse in fondo al mare

L’incidente nel luglio del 2015 Il comandante turco della ‘Ivy’ non lanciò alcuna segnalazione

1 Il 23 luglio del 2015 la motonave ‘Ivy’ salpa dal porto di Piombino con un carico di 1888 ecoballe da portare a Varna, in Bulgaria. Poco dopo l’uscita dal porto, vicino all’isola di Cerboli, le onde provocano la rottura delle corde che tengono le ecoballe e circa 60 volano in mare

2 Il comandante turco della nave ‘Ivy’ che batte bandiera delle Isole Cook non dà l’allarme per l’incidente. Il fatto viene scoperto molto tempo dopo. Nel 2016 cominciano i primi recuperi casuali delle ecoballe da parte dei pescatori e sulle spiagge dell’area del golfo di Follonica.

3 Finalmente, dopo le richieste dei sindaci e della Regione e dopo i numerosi articoli dedicati alla vicenda da ‘La Nazione’, il Consiglio dei ministri a fine luglio dichiara lo stato di emergenza nazionale per le ecoballe e nomina Borrelli commissario. Parte la missione di recupero

Tutto è pronto per la missione In azione i militari Comsubin

I preparativi al porto per l’operazione di recupero delle ecoballe sui fondali del golfo di Follonica

PIOMBINO In attesa che passi la perturbazione – ieri c’è stata anche una breve, ma violenta burrasca nel mare di Piombino – fervono i preparativi al porto per la missione di recupero delle ecobale dsperse sul fondale vicino all’isola di Cerboli, nel golfo di Follonica. La nave Caprera della Marina Militare, una unità con funzioni logistiche, lunga 54 metri, larga 10 e con 32 uomini di equipaggio, è ormeggiata al porto. Il gruppo operativo subacquei del Comando Subacquei e Incursori (Comsubin)è pronto a entrare in azione e sta preparando le attrrezzature. Oggi il tempo dovrebbe rapidamente migliorare, ma si attenderà domani per i primi sopralluoghi sul teatro dell’operazione in modo da parmettere al mare di recuperare maggiore visibilità dopo le omde di questi giorni. Il piano di intervento è stato approvato lunedì quando il comitato di indirizzo presieduto dall’ammiraglio Aurelio Caligiore, si è riunito nella sede del Dipartimento della protezione civile a Roma. Il progetto di recupero già presentato nelle linee generali dalla Marina Militare durante la scorsa riunione presieduta dal commissario straordinario Angelo Borrelli, è stato ulteriormente implementato. Ogni balla verrà trattata con estrema cura per evitare dispersione di materiale plastico. Verrà impiegato un primo cappuccio con una rete a maglia stretta per impacchettare l’ecoballa, e successivamente un secondo involucro da utilizzare per tirare in superficie il parallelepipedo di plastica pressata in modo che non si sfaldi e disperda migliaia di pezzetti di plastica. «Inizia oggi un’operazione ambiziosa per disinnescare una bomba ecologica che da troppo tempo mette a rischio il nostro territorio» così il sindaco di Piombino Francesco Ferrari riferendosi alle operazioni di recupero delle ecoballe. Ieri in città si sono notati gli uomini della Marina Militare e della Protezione civile arrivati per organizzare i lavori che partiranno in queste ore. Ieri in mattinata erano tutti all’Hotel Centrale, poi si sono spostati sul porto dove è ormeggiata la nave Caprera che servirà come base operativa per le operazioni di recupero. Nella tarda mattinata intanto al porto si è tenuta “una riunione tecnica con la Protezione civile nazionale, l’Autorità di sistema portuale e la Guardia costiera per definire il vasto e complesso piano di recupero delle ecoballe» ha annunciato il sindaco Francesco Ferrari. Il ministero Ambiente, Ispra e Arpat garantiranno controllo e monitoraggio ambientale durante le operazioni. Il comandante della Capitaneria di Porto di Piombino ha predisposto un’ordinanza per evitare che la zona teatro delle operazioni abbia interferenze con il traffico marittimo, la pesca e le unità da diporto.

Maila Papi

LA TECNICA

Saranno impiegati due cacciamine e robot sottomarino

La Marina Militare metterà in campo tre unità navali con capacità specialistiche (oltre alla nave Caprera agiranno due cacciamine) e il gruppo operativo subacquei del Comando Subacquei e Incursori (Comsubin) pronti ad operare, appena le condizioni meteo-marine lo permetteranno, con sonar per la ricerca subacquea, sottomarino a comando remoto (Rov), gru di sollevamento, camera di decompressione e sistemazioni logistiche, in grado di garantire il primo stoccaggio del materiale recuperato. «La prima fase dell’operazione _ informa la Protezione Civile _ riguarderà la ricerca, localizzazione ed identificazione dei rifiuti dispersi nei fondali, per poi procedere alle attività di recupero, mediante il posizionamento di reti contenitive attorno alle ecoballe, anche per evitare eventuale dispersione di materiale. Le precedenti attività di ricognizione effettuate dalla Guardia Costiera hanno permesso di circoscrivere l’aria di indagine e di identificare la posizione di 28 delle 40 ecoballe disperse, al netto di eventuali spostamenti dovuti ai movimenti marini degli ultimi mesi».

Luca Filippi

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