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Earth Day 2022: come si fa il compostaggio e perché fa bene all’ambiente
Ecco come riciclare gli scarti e gli avanzi di cibo a casa e contemporaneamente ridurre le emissioni delle discariche.
Il compost è formato da un mix di scarti alimentari e rifiuti del giardino, come ad esempio le foglie cadute. Se aggiunto al terreno, è un ottimo fertilizzante organico.
Il compost è formato da un mix di scarti alimentari e rifiuti del giardino, come ad esempio le foglie cadute. Se aggiunto al terreno, è un ottimo fertilizzante organico.
Il compostaggio trasforma i rifiuti in un ottimo concime per il terreno che fa molto bene alle piante. Gli agricoltori lo chiamano l’“oro nero”.
E sia che lo si faccia usando una compostiera posizionata in giardino oppure presso una struttura di compostaggio comunitario, gli esperti sostengono che in questo modo è possibile ridurre i rifiuti domestici e al contempo dare un piccolo contributo alla lotta contro il cambiamento climatico.
“Niente paura, è relativamente semplice. Bisogna sapere come farlo, ma è facile imparare e correggere il tiro, se si sbaglia”, afferma Bob Rynk, principale autore di The Composting Handbook (Manuale di compostaggio, N.d.T.) e professore emerito presso l’Università Statale di New York a Cobleskill.
Il cibo si trasforma in compost attraverso l’attività di piccoli microorganismi come batteri, funghi e protozoi.
“Quando si ha una compostiera si diventa allevatori di microbi. Si allevano effettivamente i microbi”, afferma Rhonda Sherman, esperta di compostaggio presso l’Università Statale della Carolina del Nord. “E di cosa hanno bisogno i microbi? Esattamente di ciò di cui abbiamo bisogno anche noi: aria, acqua, cibo e riparo”.
Su piccola scala, quindi parlando di compostaggio domestico o di comunità, la compostiera dovrebbe consistere di tre elementi: scarti di cibo, acqua e materiale legnoso secco come ad esempio ramoscelli e altri rifiuti del giardino come foglie cadute.
I rifiuti del giardino vengono comunemente chiamati “materiali marroni”, e sono ricchi di carbonio. Gli scarti alimentari vengono chiamati “materiali verdi”, e sono ricchi di azoto. Nella compostiera le proporzioni di questi due tipi di materiali dovrebbe essere di due parti di materiali marroni per ogni parte di materiali verdi.
Oltre a evitare che il contenuto della compostiera diventi un ammasso melmoso, i materiali marroni sono più voluminosi e creano lo spazio necessario alla circolazione dell’ossigeno. L’ossigeno aiuta i minuscoli microbi a decomporre i rifiuti organici attraverso un processo chiamato digestione aerobica.
Nelle discariche, i grandi mucchi di rifiuti impediscono all’ossigeno di raggiungere il cibo in decomposizione, che viene quindi scomposto da microbi in grado di sopravvivere in assenza di aria: la digestione anaerobica messa in atto da tali microbi produce metano.
Per contro, i microbi aerobici, mentre decompongono i rifiuti – “prima le più facili sostanze zuccherine, poi le proteine e i grassi, e infine le fibre”, spiega Rynk – emettono anidride carbonica, anch’esso un gas a effetto serra, ma meno potente del metano.
I microbi inoltre producono calore: in una grande compostiera a pieno ritmo si possono raggiungere temperature di oltre 54 °C, sufficienti a uccidere i patogeni.
Dopo diversi mesi, la massa di rifiuti raggiunge un più lento stato di decomposizione; è ricca di microorganismi e nutrienti come azoto, fosforo e potassio.
La compostiera di casa va periodicamente mescolata o smossa, e tenuta umida. Entrambe queste accortezze accelereranno il processo di decomposizione. La mescolatura consente all’ossigeno di raggiungere tutti gli angoli e i bordi del contenitore, e l’umidità assicura la sopravvivenza dei microorganismi, che per vivere hanno bisogno di un ambiente umido.
Infatti, quando le compostiere domestiche non funzionano, generalmente è perché sono troppo secche. Ma in tal caso, non aggiungete troppa acqua: spesso è sufficiente aumentare i materiali verdi (più umidi di quelli marroni). In caso contrario basterà spruzzare un po’ d’acqua sulla cima del mucchio.
Strizzate una spugna bagnata e osservate la sua consistenza leggermente umida: “È così che dovrebbe essere il contenuto della vostra compostiera”, spiega Sherman, “si vede che è bagnata, ma non gronda liquidi”.
Sherman consiglia di mantenere il mucchio nella compostiera a un’altezza di circa 90 cm, in modo che si possa sviluppare un calore sufficiente; e di tenerla all’ombra, per evitare il rischio di essiccamento.
“Molti credono di doverla posizionare al sole in modo che si scaldi, ma è sbagliato, è l’azione dei microorganismi che riscalda il materiale nella compostiera”, spiega.
Non tutti gli scarti e avanzi di cibo sono adatti al compostaggio domestico: gli scarti di frutta e verdura vanno benissimo, ma gli avanzi di carne o prodotti caseari tendono a creare cattivo odore e attirare parassiti. Inoltre, contenendo elevati livelli di grassi, richiedono più tempo per decomporsi. Non è inusuale che i roditori siano attratti dalle compostiere, ma mescolare e rigirare il mucchio gli impedisce di fare nidi all’interno, inoltre il compostaggio si può fare efficacemente anche in compostiere chiuse.
L’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Environmental Protection Agency) fornisce un elenco più dettagliato dei rifiuti non adatti al compostaggio. Tra questi ci sono ad esempio gli sfalci del giardino trattati con pesticidi, che potrebbero uccidere i microorganismi.
Questo mucchio di rifiuti alimentari sono stati raccolti nella città di Lione, in Francia, e sono destinati a un impianto di compostaggio commerciale. Con la raccolta dell’organico – in aggiunta alle altre categorie di rifiuti differenziati – le città possono ridurre la quantità complessiva di spazzatura che arriva nelle discariche.
In alcuni comuni sono disponibili i contenitori dell’organico, accanto a quelli per altri rifiuti riciclabili. Gli scarti di cibo e del giardino raccolti a livello urbano generalmente vengono conferiti a grandi impianti di compostaggio industriale dove vengono tritati e sminuzzati e poi lavorati ad alte temperature. In strutture di questo tipo il compostaggio avviene in grandi mucchi o nei silo. La raccolta dell’organico a livello comunale, proprio perché i rifiuti vengono poi inviati a strutture di compostaggio industriale, normalmente prevede una gamma di materiali più ampia rispetto ai rifiuti che si possono compostare a livello domestico, e la normativa cambia da città a città.
Per chi non ha un giardino né un servizio urbano di raccolta dell’organico, oppure non si vuole occupare di una compostiera domestica, ci sono molti giardini urbani e coltivatori che accettano i rifiuti organici.
E se vi preoccupano i cattivi odori che possono sviluppare gli avanzi di cibo tenuti in casa prima di gettarli nella compostiera o farli raccogliere, Sherman ha un consiglio molto efficace: congelando i rifiuti nel freezer, si “mette in pausa” il processo di decomposizione, impedendo lo sviluppo di cattivi odori.
Il vermicompostaggio, o lombricoltura, produce un fertilizzante ancora più efficace. I lombrichi digeriscono gli scarti e producono un humus ricco di sostanze nutritive per le piante. La ricerca sta rilevando anche che i microorganismi viventi che si trovano in particolare nel prodotto del vermicompostaggio contribuiscono a proteggere le colture da alcune malattie comuni e quindi a ridurre la necessità di usare erbicidi e pesticidi.
A volte sul fondo dei cumuli di compost i lombrichi si radunano naturalmente, ma non si dovrebbe aggiungerli nelle più grandi e calde compostiere da giardino.
I lombrichi non hanno polmoni, e respirano attraverso la pelle, che deve rimanere umida per evitare che si secchino e muoiano. La compostiera è sì un ambiente umido, ma non abbastanza per la sopravvivenza dei lombrichi.
L’ambiente più idoneo al vermicompostaggio sono compostiere più piccole, alte non più di 50-60 cm. Essendo adatti a contenitori più piccoli, i lombrichi si possono facilmente tenere in contenitori chiusi sotto il lavello di cucina o sul balcone, quindi il vermicompostaggio è un’opzione fattibile anche per chi non ha il giardino. Il Natural Resources Defense Council (Consiglio per la difesa delle risorse naturali, N.d.T.) statunitense propone qui un tutorial che spiega come costruire un contenitore per vermicompostaggio domestico.
I prodotti etichettati come “compostabili” o “biodegradabili”, come ad esempio materiali di imballaggio e posate, sono sempre più diffusi, ma devono essere lavorati presso le strutture di compostaggio industriale.
Ian Jacobson, presidente di Eco-Products, un produttore di articoli compostabili, afferma che nel 2010 la sua azienda vendeva 200 prodotti, e oggi ne offre oltre 450. Le confezioni etichettate come compostabili sono di vari materiali, dalla carta alla bagassa di canna da zucchero alla bioplastica, ovvero una materia plastica a base biologica, ad esempio ricavata dal mais. Alcuni, ma non tutti, negli Stati Uniti sono certificati dal Biodegradable Products Institute (BPI, Istituto per i prodotti biodegradabili, N.d.T.), il più grande ente certificatore di materiali compostabili, che analizza questo tipo di prodotti per assicurare che siano idonei per essere lavorati presso le strutture commerciali.
I contenitori per il cibo da asporto sono spesso in carta compostabile. Ma “non possono essere gettati così come sono nella compostiera domestica”, spiega Sherman. Perché i microbi possano riuscire a decomporli è necessario spezzettarli riducendoli a pezzi non più grandi di 5 cm.
E anche in questo modo non è detto che si decompongano facilmente. Anche se in una compostiera domestica gestita correttamente si può sviluppare molto calore, le temperature elevate degli impianti industriali consentono di trasformare questi materiali in modo molto più efficace. Sherman fa notare anche che i prodotti in carta compostabile come giornali e tovagliolini di carta possono diventare “pastosi” e compattarsi nella compostiera, impedendo l’aerazione.
Gli imballaggi per il cibo in materiali bioplastici non sono compostabili nella compostiera di casa, perché spesso presentano forti legami polimerici che possono essere scomposti solo negli impianti industriali. Non tutte le materie bioplastiche possono tuttavia essere trasformate nelle strutture di compostaggio commerciale, perché alcune contengono additivi chimici tossici usati per renderle impermeabili o più resistenti.
Nel 2018 gli USA hanno prodotto circa 300 milioni di tonnellate di rifiuti. Dopo i prodotti di carta, il cibo era la seconda principale categoria di rifiuti, rappresentando il 21% circa del totale e andando a ingrossare le discariche, che contribuiscono per il 34% alle emissioni complessive di metano.
Se praticato su larga scala, il compostaggio può incidere significativamente sulle emissioni. San Francisco, dove nel 2009 il compostaggio è stato reso obbligatorio in tutta la città, è riuscita a ridurre i rifiuti urbani che finiscono in discarica ogni anno dell’80%, ovvero di oltre 2,5 milioni di tonnellate.
Una stima del Natural Resources Defense Council ha rilevato che la normativa sul compostaggio di San Francisco ha portato a una riduzione dell’equivalente di 90.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno, una quantità di emissioni pari a quella di 20.000 veicoli passeggeri.
Oltre a ridurre le emissioni delle discariche, il compost rende il suolo più sano e fertile. Se aggiunto in superficie al terreno di giardini e colture, la materia organica presente nel compost migliora i terreni non sani. Contribuisce inoltre all’aggregazione delle particelle del terreno e trattiene più acqua. Un terreno migliore favorisce la crescita delle piante, che a loro volta contribuiscono a sequestrare il carbonio dall’atmosfera. Un terreno più forte e ricco di sostanze nutritive inoltre riduce la necessità di fertilizzanti e pesticidi, che sono sostanze inquinanti la cui produzione spesso implica metodi estrattivi distruttivi e un’elevata impronta di carbonio.
In effetti l’unico lato negativo del compostaggio potrebbe essere la riluttanza di alcuni ad avere a che fare con rifiuti organici in decomposizione. Su questo, Sherman dice di non preoccuparsi.
“Non ha cattivo odore, e non è disgustoso come si potrebbe credere. Bastano tre minuti alla settimana per gestire una compostiera. È veramente una cosa facile da fare e molto utile”.