Corriere della Sera
Eco-design: la ricerca della Scuola Sant’Anna
È negli imballaggi che si giocherà la partita del futuro
di Lorenza Cerbini
In questo Natale gli italiani avrebbero acquistato sulle piattaforme online 51,3 milioni di regali in più rispetto all’anno passato (ricerca Ipsos Mori). Conseguenza del Covid-19 e dei lockdown. Il virus sta accelerando i cambiamenti delle abitudini di acquisto e consumo. Nel caso dei generi alimentari, ad esempio, una ricerca condotta da Swg per Comieco (Consorzio recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) ha rilevato che il 46% di coloro che prima dell’emergenza compravano soprattutto prodotti sfusi, adesso è orientato verso i confezionati, garanzia in termine di sicurezza e protezione dal virus. Il packaging del futuro dovrà rispondere ai nuovi trend e allo stesso tempo soddisfare quell’80% degli e-shopper che predilige un imballaggio ecosostenibile (fonte Comieco 2019).
La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha analizzato le soluzioni industriali che la filiera cartaria sta mettendo a punto per realizzare imballaggi eco-friendly. Lo studio, intitolato I nuovi modelli di consumo e la riprogettazione del packaging: la scelta di materiali sostenibili nell’era dell’economia circolare ha evidenziato tre filoni di ricerca: i materiali a base organica (sia di origine animale sia vegetale), le bioplastiche che si possono accoppiare con la carta e i nanomateriali. Esempi? «Dalla corazza dei crostacei è ricavato il chitosano, un polimero usato per produrre una pellicola biodegradabile e compostabile al 100%. Aiuta a mantenere i cibi freschi più a lungo riducendo sprechi ed emissioni», dice Marco Frey, direttore del laboratorio di ricerca sulla sostenibilità (SuM). La nanocellulosa è invece il materiale che sta rivoluzionando l’industria cartaria. «Leggera, rigida, più resistente dell’acciaio e modellabile, ha caratteristiche che la rendono particolarmente performante per il packaging. Inoltre, le nuove applicazioni a base di cellulosa potrebbero ovviare alla necessità di ricorrere ai poliaccoppiati, rendendo possibile la realizzazione di imballaggi solo a base di carta, aventi proprietà di impermeabilità ed effetto barriera». I nuovi materiali aprono frontiere inesplorate.
«Biodegradabili, compostabili, provenienti da fonti rigenerabili, possono rappresentare uno stimolo concreto allo sviluppo dell’eco-design e favorire la trasformazione dei rifiuti in risorse in ottica circolare. Prospettive di cui l’industria italiana deve tenere conto», raccomanda Frey. La realtà è però ancora legata a carta e cartone, i materiali più in uso. Le politiche comunali dell’ultimo decennio, basate sul recupero, ne stanno allungando il fine vita. «Nel 2019, sono state differenziate oltre 3,5 milioni di tonnellate di carta e cartone e 8 imballaggi su 10 sono stati avviati a riciclo», quantifica Carlo Montalbetti, direttore generale Comieco. «Grazie alla raccolta urbana, si è riusciti a sopperire alla strutturale penuria di materia prima vergine del nostro Paese facendo sì che l’Italia dal 2004 invertisse il trend import/export: da Paese importatore siamo diventati esportatori netti di macero». Si può fare di più? In un’indagine del Comieco, il 32% degli intervistati si è dichiarato più attento a separare correttamente i rifiuti. E lo stesso Consorzio detta le regole per il corretto riciclo di carta e cartone: eliminare scotch e punti metallici, appiattire le scatole e riporle nel contenitore della carta. «Dopo aver assolto la funzione di protezione, trasporto e conservazione dei prodotti, le scatole possono trasformarsi in un nuovo imballaggio in due settimane», dice Montalbetti. La filiera cartaria si conferma, dunque, settore trainante dell’economia circolare del Paese.