Sole 24 Ore
UTILITALIA
Dalle utility locali per il piano 25 miliardi d’investimenti
Investimenti nei settori elettrico, idrico e ambientale «Serve riforma per l’acqua»
Un piano di progetti concreti nei settori dell’acqua, dell’ambiente e dell’energia che prevede investimenti
complessivi per 25 miliardi, con significativi potenziali impatti sul Pil (+1,48%) e sull’occupazione (285.000
nuovi posti di lavoro).
Lo ha presentato Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, nel corso
dell’audizione presso le Commissioni riunite Bilancio, Ambiente e Attivita? produttive della Camera dei
Deputati nell’ambito dell’esame della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Le 450 imprese associate a Utilitalia forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione, i servizi ambientali al
55%, la distribuzione gas ad oltre il 30% e servizi di energia elettrica al 15 per cento, con un valore della
produzione pari a 38 miliardi di euro, 1,3 miliardi di utili e oltre 90mile occupati.
«Il Recovery fund – ha spiegato la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli nel corso dell’audizione – è una
grande opportunità per l’Italia. Come Paese dobbiamo agire in modo concreto e responsabile attraverso
investimenti mirati nei settori strategici e con una politica industriale che guardi alla transizione energetica e
sostenibile come pilastro. Le Utilities italiane su questo stanno facendo e faranno la loro parte».
Quasi tutti i 25 miliardi di investimenti proposti da Utilitalia vanno alla transizione verde (24,9 miliardi
esattamente) mentre 142 milioni vanno nel capitolo della digitalizzazione.
Il settore nel quale si concentra il maggior numero di progetti – il 55% – è quello idrico (per un valore di 14
miliardi), seguito dal 27% del settore energetico (7 miliardi) e dal 17% del settore ambientale (4 miliardi).
Nel campo idrico, che effettivamente rappresenta uno dei capitoli strategici del Pnrr, anche per il tentativo di
riformare il settore e portare le gestioni industriali anche al Sud riducendo anche la frammentazione degli
ambiti, si va dall’ottimizzazione degli approvvigionamenti alla depurazione efficiente, fino alla riduzione delle
perdite di rete e al contrasto al dissesto idrogeologico.
Nel settore energetico si va dall’efficientamento energetico degli edifici al teleriscaldamento, dalle smart grid
fino allo sviluppo delle energy community; in quello ambientale si punta ad accelerare la raccolta differenziata, sull’ampliamento della tariffa puntuale, sulla realizzazione di nuovi impianti per il riciclo e sulla
valorizzazione dei fanghi di depurazione.
«La transizione ecologica – ha evidenziato Castelli – ha bisogno di un piano dettagliato e di una serie di
riforme, perché le risorse da sole non bastano: serve una forte semplificazione normativa, soprattutto in fase
di iter autorizzativi e snellimento dei tempi delle procedure e un impegno non più differibile sul Meridione,
dove è indispensabile favorire un approccio industriale ai servizi pubblici».