Italia Oggi
Codici a barre invisibili per ritirare le plastiche e Qr code per la blockchain
Il packaging intelligente
di Mariangela Latella
Piattaforme globali innovative per l’economia circolare, nanotecnologie, etichette e packaging smart. È il
futuro dell’industria delle confezioni protagonista del primo forum internazionale «Packaging speaks green»,
organizzato da Fondazione Fico e Ucima che si è tenuto la scorsa settimana a Fico Eataly World di Bologna.
Tra le novità più interessanti nel settore agroalimentare, i pack smart del distributore olandese Albert Hejn
funzionali alla blockchain perché con un QR code ricostruiscono tutta la catena di fornitura. Pernod Ricard &
Suntory sta utilizzando dei pack edibili per la vendita di estratti di alghe, ad esempio, o altre bevande. Sono
capsule da 23 ml ciascuna, che permettono di ridurre le emissioni di CO2 del 20% e il costo energetico del
90% rispetto al PET. Cuan Tec in Scozia produce confezioni per pesce, antimicrobici e biodegradabili in tre
mesi, che sono già usati da Waitrose per il salmone affumicato. Lo sticker Stixfresh, applicato su mele, pere,
avocado, dragon fruits, kiwi, mango e agrumi, li aiuta a mantenersi stabili, dolci e succosi. Il sistema Gas
Scavenging di It’s Fresh, usato da Marks & Spencer per le confezioni di frutta fresca, filtra l'aria per
rimuovere l’etilene e rallentare il processo di deperibilità. Dall’Università di Purdue (Usa) arriva una
tecnologia che usa nanocristalli di cellulosa come rivestimenti protettivi avanzati che permettono di ridurre la
dimensione del pack e sono biodegradabili. In arrivo anche un codice a barre invisibile, Prism, per il riciclo
delle materie plastiche capace di identificare i polimeri alimentari da quelli non alimentari permettendo un
riciclo di qualità.
Un elemento utile, quest’ultimo, per la questione chiave dell’industria del confezionamento: come riusare in
totale sicurezza i milioni di tonnellate di plastica che inquinano il pianeta e che si continuano a produrre per
volumi superiori alle 300 mln di tonnellate l’anno. Solo in Italia, nel 2019, sono state vendute 43,1 miliardi di
confezioni agrifood, +1,1% sul 2018 (dati Nielsen).
«La svolta sostenibile ci impone di pensare a una rivisitazione drastica di tutti i paradigmi dei consumi», ha
spiegato Duccio Caccioni, presidente della Fondazione Fico, nonché ideatore del forum, «che avrà un
impatto anche sulla logistica e sull’organizzazione delle città. Il cambio di passo è iniziato ma ci vorranno
anni perché si compia».
Tra i nuovi modelli di business presentati a Fico, c’è quello della startup Loop che, in collaborazione con le
principali multinazionali del mercato globale, ha sviluppato una piattaforma globale che permette a fornitori e
retailer di passare da una catena di fornitura a ciclo aperto (dove le confezioni usate diventano rifiuti), ad una
a ciclo chiuso con riuso da parte del retailer dei pack, tramite sistema di ritiro online, tipo e-commerce al
contrario. Questo modello di business sta per essere adottato da Carrefour Francia e Tesco in Uk a partire
da marzo per alcuni prodotti. Tra quelli agroalimentari: il gelato Häagen Dazs, i biscotti Milka e la private
label bio di Carrefour per spezie, olio e miele.
In Italia solo il 7% delle imprese del largo consumo hanno processi di economia circolare. Non ci sono
abbastanza centri di raccolta e soprattutto di lavorazione. Sono operativi solo 15 impianti di riciclo dei
materiali, 17 piattaforme di stoccaggio, 10 termovalorizzatori, 3 impianti di lavorazione dei materiali e tre di
MBT, per la separazione della parte umida da quella secca ossia carta, plastica, vetro e inerti». Un ruolo in
questo servizio potrebbe essere svolto dai centri agroalimentari che, nella loro nuova vita di fornitori di
servizi, ben potrebbero ben svolgere anche il ruolo di collettori anche in funzione dell’attività logistica che
esercitano sul territorio.