Il Tirreno, Economia Toscana
Per il nuovo impianto chiesti 10 milioni dai fondi Pnrr
Dagli scarti della tavola al biogas made in Livorno
Aamps punta a trattare l’organico
Juna Goti
Dagli avanzi della tavola al biogas e al biometano. In altre parole dal sacchetto che gettiamo nel bidoncino dell’organico, con gli scarti del pranzo e della cena, fino alla produzione di energia che non per forza arriva dalla Russia. Passa da qui – da un nuovo impianto per il trattamento dell’organico – la sfida di Livorno nel loop dell’economia circolare. Due parole che rischiano di restare vuote, solo un bello spot, se non si dà concretezza alle azioni. Raphael Rossi, amministratore unico di Aamps, l’azienda livornese che gestisce il ciclo dei rifiuti e che ora è parte di RetiAmbiene, la racconta in generale come una «nuova rivoluzione industriale». Lo fa partendo da questa immagine: «La Ford T del 1908 consumava carburante come quelle di un secolo dopo, tra i 10 e i 12 chilometri al litro. Un secolo di innovazione e nessun risparmio di energia…». Come a dire: così non si può andare avanti.
Quindi?
«Quindi la raccolta differenziata è circolarità. E la sfida per noi deve essere costruire un’azienda sempre più circolare. L’opposto della vecchia economia lineare in cui le risorse venivano estratte, trasformate e buttate nell’ambiente. Oggi, prendendo esempio dalla natura, dobbiamo costruire modelli di sostenibilità e replicabilità nel tempo».
Andiamo alla sostanza. Nell’ottobre del 2023 l’inceneritore di Livorno cesserà la sua attività. Ma una volta spento serviranno delle alternative.
«Sì, l’appuntamento è stato fissato ormai anni fa, mancano 20 mesi allo stop. Per quarant’anni Livorno ha prodotto per l’80 per cento rifiuti indifferenziati e li ha smaltiti in discarica e nell’inceneritore. Oggi due terzi dei rifiuti sono differenziati e solo un terzo non lo è. Quello che faremo in futuro è quindi ridurre questo indifferenziato, continuare a migliorare la qualità della nostra differenziata e poi trattarla noi, nei nostri impianti».
Ecco, quali impianti? Rientrano nei progetti che avete candidato ai bandi del Pnrr?
«I principali impianti che abbiamo in programma sono quelli legati anche alla principale frazione di rifiuto prodotta dai livornesi: organico e verde. In questo momento in città se ne producono circa 20mila tonnellate all’anno».
E che fine fanno?
«Le mandiamo a caro prezzo in Lombardia, principalmente a Montello. Ci costano attorno ai 100 euro a tonnellata, quindi due milioni. L’impianto di cui abbiamo chiesto finanziamento insieme ad Asa, approfittando dei soldi del Pnrr, è proprio quello di trattamento dell’organico. L’investimento vale 12,4 milioni, ne abbiamo chiesti 10».
A cosa dovrebbe servire?
«In sostanza serve a completare la prima fase della trasformazione dell’organico, quella anaerobica, in assenza di aria: prima il materiale viene mescolato con i fanghi di depurazione, poi passa del tempo in una specie di pentola a pressione dove produce il biogas, che successivamente viene depurato in biometano. Energia non fossile che invece di arrivare dalla Russia o dall’Algeria, proviene dai nostri rifiuti».
E il compost?
«Il materiale che esce da questo impianto deve poi passare da un altro di natura aerobica per diventare compost da utilizzare in agricoltura. Questa seconda parte non è prevista nel pacchetto dei finanziamenti chiesti ora, ma in seguito sì».
Tratterà solo rifiuti livornesi o anche dell’area vasta?
«Per l’organico sarà a copertura di Livorno, mentre per sfalci e potature potrà essere a servizio di un’area più ampia. Da questo punto di vista, il fatto che ci presentiamo con RetiAmbiente è un bel vantaggio».
Ma dove lo costruirete? Comunque non lavora fiori. Si sa che è stata fatta una gara, che ha avuto due candidature: Vallin dell’Aquila, dove c’è già la discarica, e un terreno in via delle Sorgenti, dopo il Cisternino. Avete deciso?
«Stiamo ancora facendo tutte le necessarie verifiche per essere sicuri di non avere brutte sorprese dopo».
Quali altri progetti avete candidato ai fondi del Piano nazionale?
«Ci siamo concentrati con RetiAmbiente sul progetto che vale 1,87 milioni di euro (finanziabile per un milione) per rivedere e migliorare la raccolta differenziata in centro. I soldi serviranno a sostituire tutti i cassonetti, acquistare nuovi mezzi e predisporre un nuovo sistema informatico. Contiamo di partire all’inizio del prossimo anno: due frazioni (vetro e organico) saranno raccolte attraverso i contenitori intelligenti (si potranno aprire con tessera o con App dal cellulare) e tre con il porta a porta classico. Sia i cassonetti su strada che i nuovi sacchi del porta a porta avranno la predisposizione per la tariffa puntuale».
Ma con la tariffa puntuale sarà la volta buona o seguiranno ancora tanti “vedremo”, “faremo”…? Perché ormai abbiamo capito tutti che la differenziata in realtà ha un costo e far pagare alle famiglie quanto effettivamente producono sarebbe un incentivo.
«Sui cento capoluoghi di provincia, solo tre fanno la tariffazione puntuale. Con la bolletta dei cittadini non si scherza, è normale che il processo sia progressivo. Gli investimenti non ci sono ancora stati, purtroppo: prima bisogna fare quelli e poi si può partire. Io a suo tempo ho progettato la tariffazione puntuale per Parma, vi posso dire che tra la volontà e i risultati passano del tempo e tanta energia. Tornando a Livorno sì, i nuovi contenitori saranno il primo passo, perché finché ci saranno cassoni aperti o danneggiati non sarà possibile misurare quanto ognuno produce. Non a caso il finanziamento servirà anche per tutta la strumentazione informatica, non solo per camion e bidoni».