Il Tirreno
Crisi Rimateria
C’è una trattativa tra il socio Iren e il sindaco Ferrari
Manolo Morandini, PIOMBINO. C’è più di una partita aperta che potrebbe decidere il futuro di Rimateria. Al di là della scadenza del 5 marzo per la presentazione del piano di concordato in continuità, che dovrà passare all’esame dei creditori e al vaglio dei giudici per l’omologa. E anche al netto del documento con le prescrizioni tecniche degli uffici della Regione Toscana che rendono provvisorio il parere del 4 febbraio, quello che ha sospeso la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per i nuovi volumi di discarica: il rialzo del Cono rovescio e la riprofilatura e rialzo della discarica ex Lucchini. Oggi i soci dell’azienda di Ischia di Crociano si riuniscono in assemblea, dopo il nulla di fatto in quella del 15 febbraio, per definire la disponibilità a una nuova iniezione di liquidità. Giovedì 25 febbraio lo stato di agitazione proclamarlo le segreterie sindacali Fp Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti Toscana e Fiadel si tradurrà in una giornata di sciopero. Mentre da settimane c’è un confronto aperto tra l’amministrazione comunale di Piombino e i rappresentanti di uno dei soci privati: il colosso Iren Ambiente, che ha acquisito il controllo di Unirecuperi Srl. A tirare il filo c’è il rischio di smarrire la trama di una vicenda intricatissima. Quel che è certo se salta il concordato in continuità per l’azienda si apre la prospettiva della messa in liquidazione. E non è certo il valore delle fideiussioni in tutto 10 milioni di euro, 4 milioni quella targata Asiu Spa in liquidazione e l’altra da 6 milioni sottoscritta in pari quota dai soci privati Navarra e Iren Ambiente, a dare le garanzie per una gestione in sicurezza della discarica.
Quei soldi sono lì per il post mortem dell’impianto, ovvero chiusura della discarica e gestione del sito per 30 anni. Resta scoperto tutto quel che serve fare per arrivare a quello stadio. A dare un minimo di bussola sono le date. Stando al cronoprogramma dei lavori in corso per l’adeguamento degli impianti di Ischia di Crociano alle prescrizioni della Regione, con cui nei mesi scorsi è stato dato il via libera alla ripresa dei conferimenti di rifiuti nei volumi del Cono rovescio, completare le coperture della discarica attualmente coltivata e la regimazione delle acque richiede circa un anno. Nel complesso, si tratta di lavori per circa 5 milioni di euro. Un anno è anche l’orizzonte stimato per l’esaurimento del Cono rovescio. Ma arrivare a quella scadenza con un piano omologato dal tribunale e l’azienda fuori dalle secche finanziarie impone che i soci privati mettano nuovi capitali. Ed è di questo che si discuterà nell’assemblea dei soci di oggi.
Orientativamente la stima è di un fabbisogno di almeno 4 milioni di euro. Servirebbero a pagare gli adeguamenti impiantistici per la messa a norma della discarica, mentre i flussi di cassa generati dai conferimenti dei rifiuti nel Cono rovescio permetterebbero di rientrare dai debiti e far fronte alla gestione corrente. Alla fine dell’anno ci sarebbero anche le condizioni per il venir meno della sospensione della autorizzazione integrata ambientale disposta dagli uffici regionali per il rialzo del Cono rovescio e la riprofilatura e rialzo della discarica ex Lucchini. Nella società di Ischia di Crociano il colosso Iren Ambiente detiene il 30 per cento del capitale, una partecipazione che è pari a quella di Navarra. Sul tavolo del sindaco Iren avrebbe messo la proposta per uscire dall’impasse e mettere fine al cortocircuito che da due anni ha mandato in fibrillazione Rimateria.
I titoli del dossier prevedono nuovi volumi da coltivare, oltre quelli in uso del Cono Rovescio, tra gli 800mila e 1,2 milioni di metri cubi. Disponibilità che si porterebbe dietro la bonifica della discarica abusiva LI53, dove insistono circa 300mila tonnellate di rifiuti siderurgici a cielo aperto, il mantenimento degli attuali livelli di occupazione, 44 addetti, e la messa a disposizione degli impianti per la bonifica del Sin di Piombino.
Il sindaco Ferrari avrebbe replicato che non è accettabile prevedere che i materiali di risulta delle bonifiche finiscano per intero in discarica, chiedendo di rimettere in marcia gli impianti Tap, quelli nati nel 1999 con la promessa di riciclare i rifiuti industriali trasformandoli in misto cementato, un materiale che in alcuni usi come la pavimentazione stradale o le grandi opere portuali può essere un valido sostituto di quello vergine di cava.
L’assessora all’Ambiente oggi in città visita il Sin
Piombino. Sopralluogo dell’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni questa mattina per verificare la situazione Sin di Piombino, in praticolare quella delle aree soggette a bonifica. Nell’esteso Sin di Piombino, la superficie totale è di circa 928,4 ettari a terra, 560 dei quali interessati dall’attività siderurgica, e 2015 ettari a mare, nessun intervento di bonifica e risanamento ambientale è ancora stato attuato.
Per esempio, l’accordo di programma stipulato il 30 giugno 2015 ha affidato a Invitalia l’incarico di progettare la messa in sicurezza operativa della falda sospesa, il progetto definitivo del 2019 però non ha ancora l’approvazione del ministero dell’Ambiente.
Nell’agenda dell’assessora anche un incontro con il sindaco di Piombino Francesco Ferrari con il quale, «oltre a fare il punto sulle bonifiche, affronterà il tema della discarica di Rimateria, alla luce degli incontri fatti sia con le organizzazioni sindacali che con Iren e in vista del pronunciamento del tribunale fallimentare in merito al concordato», fanno sapere dagli uffici regionali.