Il Tirreno, Cronaca di Livorno
Piano di Asa e Aamps: alla fine il primo impianto di trattamento dell’organico andrà accanto all’inceneritore da spegnere
Così al Picchianti si produrrà il biometano da fanghi del Rivellino e scarti della tavola
Juna Goti
Livorno. Se proviamo a immaginare tutta l’operazione come un puzzle, la prima cosa da fare è trovare il piano su cui realizzarlo. Ecco, è proprio il “piano”, ovvero l’area, la novità da cui partire per raccontare come sta per cambiare un pezzo di città e con quali conseguenze. Asa e Aamps hanno unito le forze per realizzare l’impianto di trattamento del materiale organico e dei fanghi che servirà per trasformare una parte importante dei rifiuti che vengono prodotti a Livorno (e non solo) in energia, in questo caso biometano: hanno presentato un progetto che punta a ottenere dai fondi nazionali del Pnrr 10 dei 12,4 milioni di euro che serviranno per metterlo in moto. Fin qui la conferma di quanto anticipato dal Tirreno nei giorni scorsi. La novità è che questo primo impianto sarà realizzato all’interno dell’area già di proprietà di Aamps al Picchianti, che una volta spento l’inceneritore (azienda e Comune insistono nel dire che accadrà nell’ottobre del 2023, tra venti mesi…) sarà quindi in gran parte trasformata: non per farci un pratino, come si diceva in era Cinque Stelle, ma per convertire in energia gli scarti in arrivo dal Rivellino e dai bidoncini del porta a porta, in pratica dai nostri bagni e dalle nostre tavole. In che modo, lo hanno raccontano ieri in municipio i vertici e i tecnici delle due società, insieme a sindaco e assessori. La sintesi è questa. Oggi in via dell’Artigianato, accanto alla palazzina degli uffici Aamps e all’inceneritore, si possono già vedere i grandi cilindri bianchi di cemento armato dove ogni anno vengono raccolte le 4.500 tonnellate di fanghi in arrivo dal Rivellino (che tra l’altro traslocherà dalla Venezia a via Enriques). Quel materiale arriva al Picchianti attraverso le tubature e poi per smaltirlo Asa spende un milione. È qui che una volta ottenute le necessarie autorizzazioni, entrerà in funzione l’impianto di digestione anaerobica che servirà per trasformare in biogas non solo le 4.500 tonnellate di fanghi, ma anche le 17mila tonnellate di rifiuti organici che vengono raccolte in città e che Aamps fa smaltire soprattutto nel nord Italia, per 2 milioni di euro all’anno. I due digestori – per dirla con le parole del dirigente tecnico di Asa Michele Del Corso – lavoreranno come una sorta di fermentatori accelerati, con i batteri che in assenza di ossigeno porteranno alla produzione del biogas (da qui la necessità di prevedere lì anche un nuovo gasometro). Il materiale ottenuto dovrà poi essere lavorato una seconda volta per arrivare al biometano. E questo sarà fatto utilizzando anche tutto il grande spazio dell’attuale centro di raccolta del Picchianti (tra via dei Soffiatori del vetro e via degli Arrotini) che quindi dovrà essere spostato da qualche altra parte.
Attenzione: secondo le previsioni dei tecnici questo primo impianto porterà alla produzione di un milione e 800mila metri cubi di biometano all’anno, l’equivalente – è stato detto – di quanto servirebbe per alimentare 50 mezzi aziendali. L’ipotesi è quindi di arrivare nel tempo a tirare su una sorta di stazionicina e tagliare così i costi del carburante, rifornendo sia i mezzi di Asa che quelli di Aamps.
Ma dall’impianto usciranno anche 7mila tonnellate di scarti, o meglio di “digestato”, che nella fase due di questo piano si vuole destinare a un altro impianto – per il trattamento di sfalci e potature (3.500 tonnellate da Livorno, 50 mila da tutta l’area vasta) – da costruire a Vallin dell’Aquila o in via delle Sorgenti, dopo il Cisterino, per produrre compost da reimpiegare in agricoltura. Impianto che però non è previsto in questa tranche di finanziamenti e che andrà quindi a caccia di fondi regionali. Fin qui il piano che è sulla carta e che punta a inserirsi in modo «virtuoso» nell’universo dell’economia circolare, come ripetono a turno i presenti. Nella pratica, però, la prima domanda che ci si fa è sui tempi: se è vero che spesso anche solo per ottenere la sanatoria di un muro di casa ci vogliono mesi, quanto ci vorrà perché questi due impianti vengano autorizzati, realizzati ed entrino in funzione? E come questo inciderà sul funzionamento e sui conti di Aamps, se è vero che nel frattempo, tra venti mesi, sarà spento l’inceneritore? Alla prima domanda il presidente di Asa Stefano Taddia e l’amministratore di Aamps Raphael Rossi per ora rispondono solo che «il primo obiettivo che ci siamo dati è arrivare nell’ottobre del 2023 con i lavori per gli impianti appaltati e il centro di raccolta spostato». Alla seconda Rossi al momento ribatte ammettendo che «sì, uno sfasamento nei tempi ci sarà, ma lo gestiremo con le spalle più larghe di Reti Ambiente».
Sindaco e assessori: «Polo per trasformare materiali anche da fuori»
Taddia (Asa) e Rossi (Amps): chiesti 10 milioni dai fondi del Pnrr
«Progetti sostenibili per i conti e anche per l’ambiente»
«Ci auguriamo che questo progetto faccia di Livorno l’hub, il polo, del trattamento dei fanghi e della frazione organica. E, guardando oltre i finanziamenti del Pnrr, anche della trasformazione di sfalci e potature, visto che il secondo impianto previsto per il verde servirà tutto l’Ato costa». Parte da qui l’assessora all’ambiente Giovanna Cepparello per presentare il progetto messo in campo da Asa con Aamps. Accanto a lei il sindaco Luca Salvetti e l’assessore Gianfranco Simoncini che nei loro interventi insistono a turno sulla sinergia sperimentata tra le due aziende della città e sul fatto che «la nuova struttura al Picchianti di digestione anaerobica dei fanghi e il nuovo impianto di compostaggio saranno possibili grazie all’uscita di Aamps dal concordato in anticipo rispetto ai tempi previsti e all’ingresso in Retiambiente».Sono collegati da remoto Daniele Fortini, presidente di Retiambiente, e Alessandro Mazzei, direttore dell’Ato rifiuti Toscana costa. Il presidente Stefano Taddia ricorda che Asa aveva questo progetto in pancia da anni, «è innovativo e di economia circolare» e «non è scontato che sia sostenibile dal punto di vista economico e ambientale». «Tra l’altro non si registrano molte esperienze analoghe – aggiunge l’amministratore unico di Aamps, Raphael Rossi – quindi ci candidiamo a risultare un territorio di eccellenza in ambito di economia circolare nel suo complesso». Il fatto che questo tipo di impianti serva a chiudere in modo virtuoso il ciclo dei rifiuti non significa comunque che tratti “petali di rosa”. Insomma, uno dei principali problemi che potrebbero trovarsi a gestire le aziende e il Comune quando entreranno in funzione è proprio quello dei cattivi odori nelle zone interessate. Su questo per ora le risposte sono prudenti, puntano a gettare acqua sul fuoco. «Ricordo comunque – la dice così il sindaco – che se si vuole avere un saldo ambientale positivo e superare l’inceneritore, servono impianti a corredo…». Per quanto riguarda i nuovi impianti, i fanghi da trattare saranno livornesi ma potranno arrivare anche dai depuratori di altre realtà, come Collesalvetti e Orciano. La frazione organica arriverà invece tutta dall’immondizia dei livornesi. L’impianto per sfalci e potature sarà infine pensato per tutta l’area vasta.