Il Tirreno
Combustibile diverso e un nuovo forno
Così Scarlino Energia prova a riaprire
Si avvicina il momento della verità per le sorti del termovalorizzatore della piana di Scarlino, il gigante d’acciaio fermo dal dicembre 2015 a seguito di un lungo contenzioso legale. Entro il primo marzo, infatti, la società Scarlino Energia – acquisita a novembre 2020 dalla utility Iren Ambiente Spa – presenterà alla Regione Toscana la documentazione integrativa a suo tempo chiesta dal Settore valutazione impatto ambientale e strategico delle opere pubbliche di rilevanza strategica. Integrazioni che riguardano il «progetto di revamping, ottimizzazione e sviluppo del termovalorizzatore esistente e impianto di trattamento rifiuti liquidi di Scarlino Energia». Ricevuta la documentazione la Regione pubblicherà tutto per trenta giorni sul proprio sito, dopodiché dovrebbe essere velocemente convocata la conferenza dei servizi che sfocerà nell’Autorizzazione ambientale integrata (Aia – ndr), o nel suo diniego motivato. Al di là degli aspetti tecnici e procedurali, la questione ha una grande rilevanza politica. Perché come noto alla riattivazione dell’impianto, pur adeguato con moderne tecnologie e con un forno a griglia realizzato ex novo, sono contrari i Comuni di Scarlino e Follonica, i comitati ambientali e praticamente tutta la politica locale.La nuova proprietà di Scarlino Energia, da parte sua, è per ora abbottonatissima sulle proprie intenzioni. Anche se, chiaramente, il fatto che non sia stata bloccata la procedura per ottenere l’Aia relativamente al revamping delle vecchie linee di combustione e al nuovo forno, è già di per sé il segnale della volontà di andare avanti col progetto. D’altra parte, il gruppo Iren nel suo complesso ha un piano industriale che entro il 2025 prevede investimenti per 3,7 miliardi. Nel 2020, invece la multiservizi di Reggio Emilia ha emesso green bond (obbligazioni verdi) per 1,8 miliardi e ha assunto 500 persone. Alla fine della scorsa settimana, inoltre, l’amministratore delegato di Iren Ambiente, Eugenio Bertolini, avrebbe fatto un blitz di perlustrazione tra Grosseto, Scarlino e Follonica. Stando alle conversazioni fra gli addetti ai lavori del comparto toscano dei rifiuti, per superare le resistenze all’utilizzo dell’impianto scarlinese l’azienda starebbe costruendo una proposta più o meno basata sull’impiego del Css (combustibile solido secondario) prodotto nell’impianto delle Strillaie, a Grosseto, sempre di proprietà Iren, e sui fanghi residui dei depuratori gestiti nell’Ato 6 “Ombrone” da Fiora Spa. Così il cogeneratore di Scarlino, completamente rinnovato in base alla proposta avanzata alla Regione nel dicembre 2019, sarebbe a servizio della Toscana meridionale in una logica di chiusura del ciclo integrato dei rifiuti all’interno degli Ato di riferimento. Corrispondendo ai mantra dell’economia circolare. Fra l’altro, l’Ato rifiuti Toscana sud sta andando in crisi per lo smaltimento dei rifiuti in discarica, dal momento che i due siti di Casa Rota (Arezzo) e Poggio alla Billa (Siena) sono in via di completamento, mentre quello di Cannicci nel comune Civitella Paganico è in attesa dell’autorizzazione a ricollocare due moduli. Tanto che lo scorso 8 febbraio, per il 2021 la Regione Toscana ha autorizzato il trasferimento di 20 mila tonnellate di rifiuti costituiti da frazione organica stabilizzata (Fos), frazione rotolante e scarti da selezione. Parte dei quali dovrebbero essere utilizzati come combustibile per i termovalorizzatori. Problema cui si aggiunge quello della destinazione del Css (combustibile solido secondario) prodotto alle Strillaie. Dal gennaio 2020, infatti, non va più all’inceneritore di Varna, in Bulgaria, e Sei Toscana, gestore dell’Ato, è costretta a trovare di volta in volta impianti disponibili a utilizzarlo, con prezzi che oscillano. Che si tratti di chiacchiere dal sen fuggite o di un’ipotesi realistica, verrà fuori nelle prossime settimane. Perché oramai il tempo stringe.