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Cattivi odori appestano la città “Che cosa stiamo respirando?”

Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Cattivi odori appestano la città

“Che cosa stiamo respirando?”

Grosseto Una leggerissima brezza di levante nelle ore serali e notturne e un po’ di alta pressione: tanto è bastato per scatenare la pioggia di segnalazioni pervenute al nostro giornale, ma ancor più al comitato Grosseto Aria Pulita (Gap) e soprattutto su Facebook, a causa dei cattivi odori che hanno avvolto la città per ben tre giorni.

Dalla campagna fin quasi al mare, per circa 72 ore l’aria di Grosseto è stata ammorbata dalle famigerate maleodoranze. «Diverse persone che ci hanno contattati hanno parlato di biogas, mostrando di riconoscerne l’odore caratteristico», precisa Matteo Della Negra, responsabile Gap, che poi sottolinea: «L’origine dei cattivi odori è nell’area immediatamente ad est della città». E si riaccende la polemica. I cittadini, sentinelle del territorio, lamentavano – in ordine di “arrivo” aria irrespirabile in via Emilia, in centro storico, in zona Pizzetti, in via Buozzi, a San Martino, a Barbanella, a Cernaia, in zona ospedale, in via Castiglionese, in via Adriatico, in via Monte Bianco, in piazza Brennero, in via Oberdan, in via Senese e in piazza Volturno, di volta in volta descrivendo il fetore come «puzzo di letame», «puzza fetida di mela marcia», «odore acre che brucia gola e occhi, tipo qualcosa di putrefatto», «forte puzzo di discarica a cielo aperto», «puzza devastante», «puzzo di biogas infernale».

Si teme per la propria incolumità.

«Studi scientifici su possibili effetti nocivi sulla salute delle maleodoranze che avvertiamo da tempo nella nostra città non ce ne sono, perché mancano le analisi sulle emissioni», premette il dottor Paolo Pisanelli, direttore del pronto soccorso del San Giovanni di Dio di Orbetello e co-fondatore dell’associazione Grosseto al Centro (Gac), promotrice di Gap. Ma precisa: «Le analisi che mancano noi le chiediamo da anni, proprio per capire se quelle maleodoranze contengano o meno elementi inquinanti e quindi potenzialmente nocivi».

Di un rapporto causa-effetto tra i cattivi odori e malesseri, quindi, non c’è dimostrazione. È l’evidenza empirica, invece, a suggerire una conseguenza temporale fra maleodoranze e referti medici che negli anni i cittadini hanno inviato a Gap: difficoltà respiratorie (in particolare in persone fragili), irritazioni alle mucose, addirittura svenimenti.

Lo stesso Pisanelli è stato anche medico al pronto soccorso del Misericordia di Grosseto, ed era in servizio anche in quel famigerato 12 luglio del 2019, quando gli odori insopportabili invasero il presidio sanitario maremmano appestando anche cardiologia, endoscopia e i parcheggi. All’epoca, la preoccupazione di camici bianchi e infermieri per i propri pazienti era palpabile.

Anche volendo sorvolare sull’aspetto sanitario e su quello del disagio per i residenti, la questione maleodoranze resta un guaio che rischia di danneggiare la città anche da un punto di vista economico: si ricorderà la fuga dei clienti dai locali del centro storico in quell’estate di un paio di anni fa.E Della Negra si interroga: «Che cosa stiamo respirando? Il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e la nuova assessora all’ambiente Erika Vanelli hanno intenzione di mettere al primo posto l’interesse e la qualità della vita dei loro concittadini? Risolveranno il problema una volta per tutte?».

Di qui l’invito del responsabile Gap: «In presenza di cattivi odori come questi bisogna fare una segnalazione al preposto Comando di polizia municipale (allo 0564 26000) o ai carabinieri (al 112) chiedendo di individuare l’origine della maleodoranza attraverso sopralluoghi». A cui devono seguire le eventuali sanzioni.

Il vicesindaco Ceccherini

“Se gli impianti sono gestiti correttamente, il problema non c’è”

Grosseto Tra i primi impegni della neoassessora Erika Vanelli, già presidente della Terza commissione (politiche agricole) e partecipante alla Quarta (ambiente) c’è una riunione del suo ufficio ambiente, che arriva a ridosso dell’ondata di maleodoranze in città. Il problema potrà essere trattato: «Il tema mi sta a cuore, voglio approfondire», conferma Vanelli, che prima di pronunciarsi preferisce avere le carte in mano.

Più tranchant, invece, il neovicesindaco Bruno Ceccherini, che già in veste di consigliere provinciale si era più volte speso per imporre lo stop ai cattivi odori, invocando la Regione. «Il problema rimane perché non esiste una legge regionale sui limiti di odori. Come Comune, intanto, abbiamo realizzato i protocolli con proprietari e gestori delle attività che riteniamo possano provocare questo tipo di disturbo». E spiega: «I cattivi odori si verificano quando c’è una cattiva gestione del rifiuto, che si chiama digestato. Il protocollo ribadisce le norme nazionali e regionali, a caduta, sull’operare in maniera adeguata: evidentemente, se ci sono stati cattivi odori la procedura non è stata seguita». Ceccherini individua quindi la causa delle maleodoranze negli impianti di biogas del territorio comunale e ribadisce: «Io stesso, in passato, ho visto il digestato gettato nei campi. Ma se gli impianti vengono gestiti correttamente non ci sono questi problemi».

In attesa che la Regione introduca la possibilità di utilizzare i “nasi elettronici” (insiemi di sensori elettrochimici parzialmente specifici e un appropriato sistema di riconoscimento dell’impronta olfattiva, capace di riconoscere odori semplici o complessi) la soluzione alla questione maleodoranze, quindi, per il vicesindaco è riposta nelle mani dei cittadini: «Il residente che avverte il cattivo odore deve inoltrare una segnalazione all’ufficio Ambiente o al Comando della polizia municipale, i cui agenti possono intervenire con un’ispezione visiva negli impianti e (a loro volta) attivare l’Arpat». M.S

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