La Repubblica – Firenze
Agricoltura
Boom di concimi organici “Ecologici e a km 0”
Crescono i prezzi di fertilizzanti (+ 170%) e gasolio (+ 129): le aziende corrono ai ripari
di Azzurra Giorgi
Magazzini semi-vuoti, scorte quasi azzerate, ricerca di aziende vicine che, anche se non sempre più economiche, possono essere meno condizionate dagli scenari internazionali. Le imprese agricole toscane cercano soluzioni per far fronte a rincari galoppanti che, secondo un’analisi Coldiretti Toscana su dati Crea, si attestano sui 14.358 euro a causa del conflitto in Ucraina, facendo sì che più di un’azienda agricola su 10 sia vicina alla cessazione dell’attività mentre il 38% lavora a reddito negativo. In particolare, pesa l’impatto di fertilizzanti (+170%), gasolio (+129%), mangimi e sementi (+ 90%), con le coltivazioni di cereali a subirne le conseguenze peggiori. Per questo aziende e consorzi agrari cercano strade alternative per sopravvivere: tra i secondi, quello di Firenze ha deciso di muoversi « sul prodotto già venduto. Parliamo con le aziende e compriamo il prodotto solo se sappiamo di piazzarlo anche perché, se facciamo un preventivo oggi, tra una settimana potrebbe già non andar più bene » racconta il presidente Andrea Landini. In questo momento il consorzio, che opera a Firenze con 12 agenzie di vendita, sta cercando di tenere il più possibile vuoti i magazzini perché « altrimenti, con questi prezzi, avremmo un capitale fermo enorme» spiega Landini, che sottolinea come all’inizio del conflitto « i concimi siano stati venduti subito. Tra le aziende con cui lavoriamo alcune hanno aumentato i prezzi, altre invece non hanno i prodotti perché mancano le materie prime, che magari prendevano da Russia o Ucraina, e anche quando ce l’hanno devono lavorarlo, con passaggi energivori, per arrivare al concime finito. Questo si ripercuote a catena: se ci sono problemi con la semina ci saranno con la carne perché mais e grano sono alla base dell’alimentazione animale. Eppure la voglia c’è: chi semina ha l’aspettativa di una remunerazione maggiore, ma il prodotto ci sarà tra 4- 6 mesi mentre le spese sono ora». C’è poi chi si guarda intorno, alla ricerca di alternative locali. A beneficiarne anche i mercati di nicchia, come quello del Centro Lombricoltura Toscano, che a San Rossore (Pisa) produce fertilizzanti naturali attraverso il vermicompostaggio. Le vendite sono aumentate del 40% in un biennio, e ora non riesce a « star dietro alle richieste, che arrivano da più fronti: l’attenzione al biologico, la necessità di approvvigionarsi a livello locale e la volontà di rivitalizzare il terreno con prodotti che permettono di aumentarne la fertilità » racconta il titolare Marco Calcaprina. Nell’ultimo biennio hanno iniziato a rivolgersi al Centro « anche aziende ben strutturate e comparti, come il florovivaistico di Pistoia, che prima non servivamo». Il perché è da ritrovare non solo nella necessità di allontanarsi dalle influenze internazionali, ma anche per esigenze economiche perché «se fino a qualche anno fa il nostro fertilizzante aveva un costo più elevato di altri, ora non è così diverso, siamo sui 70 euro al quintale ( tra i chimici, l’urea, ad esempio, è ora sui 900 euro alla tonnellata, ndr) e di certo si abbattono i costi di trasporto – conclude Calcaprina -. Con Coldiretti abbiamo attivato anche corsi di formazione per le aziende, di modo che possano valorizzare gli scarti e autoprodurre i propri concimi naturali. Non arriveranno all’autonomia, ma riusciranno a recuperare parte dei rifiuti organici ».