Il Tirreno, Cronaca di Grosseto
Biogas e cattivi odori: centrali e Comune firmano un protocollo per limitare i disagi
Francesca Ferri, Grosseto. Una volta sparso il digestato sul campo, la terra andrà subito lavorata, in modo da ricoprire lo stato puzzolente. E, ad ogni modo, prima di spargerlo, bisognerà valutare le condizioni meteo, assicurarsi che nei giorni successivi non piova. Sono queste alcune novità introdotte da ieri in otto centrali a biomasse che si trovano nella campagna intorno a Grosseto e dal cui esercizio derivano i cattivi odori che da anni, ciclicamente, rendono fetida l’aria in città, creando disagi e proteste. Ieri il Comune di Grosseto e i titolari di otto centrali hanno firmato un protocollo volontario contenente alcune azioni che promettono di mitigare la propagazione di maleodoranze, in attesa che Stato e Regione introducano delle norme sulla materia, ad oggi assenti. Come noto le centrali a biomasse sono dei grandi digestori che inghiottono materiale organico – sfalci, colza, escrementi provenienti da stalle e pollai, ma anche piante coltivate all’uopo -, lo fanno fermentare e ne ricavano gas, detto “biogas” perché, appunto, prodotto da sostanze biologiche. Il biogas viene usato per alimentare dei cogeneratori che producono energia elettrica per l’uso quotidiano, mentre lo scarto – la “pupù” del digestore, in termini tecnici “digestato” – viene usato (liquido e solido) per concimare i campi. È a questo punto che iniziano le grane. Il digestato dà cattivo odore, in particolare se prodotto dalla colza e dalla pollìna, gli escrementi del pollame. E, se viene utilizzato in certi modi, puzza anche di più. Ad esempio, se viene accumulato in un campo per giorni; se viene sparso su un campo senza essere subito ricoperto di terreno; se viene sparso in grossi quantitativi, o se nei giorni successivi si mette a piovere. A complicare le cose ci sono il vento, che a volte spinge i miasmi in città, ma anche la gran quantità di impianti dislocati a corona intorno al capoluogo. Negli ultimi anni le proteste sono state veementi e si è costituito anche un comitato, Grosseto Aria pulita, che su Facebook raccoglie proteste e segnalazioni. «In assenza di una legislazione regionale – dice il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna – il Comune di Grosseto, dopo mesi di ascolto e concertazione, ha individuato una serie di buone pratiche agronomiche, che permetteranno di gestire gli odori, proprio attraverso questo protocollo volontario, di concerto anche con le associazioni di categoria. Un risultato di cui andiamo fieri e che porterà senza dubbio delle migliorie per l’intero territorio, diventando anche un riferimento a livello regionale». «Ad oggi – spiega a margine della conferenza stampa l’assessora all’ambiente Simona Petrucci – non abbiamo strumenti per stabilire se qualcuno stia sbagliando, né abbiamo parametri che ci consentano di misurare le maleodoranze e capire se dipendono dallo sforamento di certi limiti. La legge ci dà solo tre indicazioni: la quantità di azoto da spargere nel terreno, che sono 270 chili a ettaro (270 nell’agroqualità e 170 in aree vulnerabili), la pendenza e la distanza dai fossi. Questo protocollo servirà a stabilire azioni a cui le centrali dovranno attenersi, e che permetteranno di raccogliere dati omogenei da poter comparare per capire cosa provoca il cattivo odore». Al protocollo hanno aderito: San Lorenzo Green power srl con sede a Grosseto, rappresentata da Tommaso Becagli; Site srl, società Toscao emiliana con sede a Firenze, rappresentata da Teresa Fichera; Futura energia società agricola a responsabilità limitata, con sede a Brescia, rappresentata da Marco Poltri; Fer energia società agricola a responsabilità limitata con sede a Brescia, rappresentata da Sara Maina; Agri energia Istia società agricola srl con sede a Parma, rappresentata da Alfredo Azzoni; società agricola Campopiano snc con sede a Grosseto, rappresentata da Amedeo Vasellini; società agricola Rogaie energia società semplice con sede a Grosseto, rappresentata da Giulio Borgia; Querciolo società agricola di Pallini Guido & c. snc con sede a Grosseto, rappresentata da Guido Pallini. Oltre a ricoprire il digestato appena sparso e a pianificare lo spargimento, i gestori degli impianti a biogas, che si trovano nel comune di Grosseto, si impegnano a: eseguire la caratterizzazione del digestato, sia agrozootecnico che agroindustriale, almeno due volte all’anno per valutarne la forza concimante e verificarne il rispetto dei contenuti; non utilizzare il digestato su colture foraggere nel mese precedente lo sfalcio; privilegiare la produzione di digestato solido rispetto a quello liquido e, se si dispone di quest’ultimo, distribuirlo a bassa pressione e utilizzando idonei interratori; non accumulare digestato solido nei terreni; adottare tutte le azioni per evitare sversamenti accidentali. Poiché tra le sostanze che creano più cattivi odori c’è la sanza di olive e la pollìna (escrementi del pollame), una parte del protocollo riguarda proprio queste due sostanze: nel caso di utilizzo di sottoprodotti aventi un approvvigionamento stagionale (ad esempio la sansa) le quantità di stoccaggio giornaliere sono libere, fermo restando la gestione dello stoccaggio in appositi spazi entro 24 ore dall’arrivo in impianto; nel caso di utilizzo di sottoprodotti aventi un approvvigionamento annuale continuativo (ad esempio la pollìna e simili), lo stoccaggio provvisorio dovrà essere limitato a un quantitativo non superiore a 60 metri cubi, fermo restando la priorità della gestione dello stoccaggio immediato nelle tramogge. Va precisato che il protocollo non è vincolante in senso stretto. Insomma, nel caso non venga rispettato, non sono previste multe. A controllare la sua applicazione, spiega il sindaco, saranno gli enti normalmente preposti al controllo: Comune, Asl, Arpat, carabinieri forestali.