Il Tirreno
Seduta burrascosa ieri all’Ato rifiuti nell’assemblea dei 108 sindaci che avrebbe dovuto approvare il
corrispettivo dei costi del servizio di raccolta dei rifiuti e del funzionamento degli impianti, e altri
provvedimenti. La seduta, on line per le norme anti-Covid, è finita con alcuni sindaci che hanno abbandonato
i lavori per protestare per l’impossibilità di poter interloquire con l’Ato, e il direttore generale sorpreso, con il
microfono aperto, a telefonare ai primi cittadini per sollecitarli a presenziare per non far mancare il numero
legale. Oggetto dell’incontro era l’approvazione di 7 delibere, una relativa al Regolamento per la
segnalazione dei disservizi e le altre per stabilire il corrispettivo dei costi degli impianti e dei servizi.
Corrispettivo che per alcuni Comuni avrebbe portato all’aumento delle tariffe, mentre in altri si prospettano
più basse. Tra i primi Cinigiano (+14,5%), Massa Marittima (+11,8%), Gavorrano (+8,5%), Civitella Paganico
(+7,4), Capalbio (+7,2), Monte Argentario (+6,7%) e Scarlino (+6,5). Tra i secondi Castiglione della Pescaia
(-23,4%), Cinigiano (-23%), Montieri (-11,3%).Il problema, sollevato – tra gli altri – dai sindaci di Capalbio,
Sorano e Isola del Giglio, è stata l’impossibilità di intervenire all’assemblea e dare vita a un dibattito.«Le
modalità di partecipazione – dice il sindaco di Capalbio Settimio Bianciardi – prevedevano solo la possibilità
di porre domande scritte. Da tempo l'amministrazione comunale di Capalbio ha fatto richiesta di revisione
della tariffa, composta da varie voci – dal servizio raccolta e da altri costi connessi alla partecipazione all’Ato,
corrispettivo impianti, trasporti e trasferenze, gestione post mortem e altri dettagli – che dal 2014 ad oggi è
aumentata in modo esponenziale raddoppiando, di fatto, in sette anni: basti pensare che la cifra trasferita
all’Ato nel 2014 era di 883mila euro e nel preventivo 2020 di un milione e 283mila euro ridotta poi a un
milione e 217mila euro per il lockdown. Le delibere presentate oggi (ieri) avrebbero, secondo il Comune di
Capalbio, dovuto dare il via a una discussione perché se approvate avrebbero determinato un aumento dei
costi rendendoli insostenibili e andando ad incidere sul Pef 2020, il piano economico finanziario sui rifiuti, e
andando a ripercuotersi sulle tasche dei cittadini». Ma la discussione non si è potuta tenere. Anche il
sindaco di Sorano, Pierandrea Vanni, ha abbandonato. «Si potevano solo fare domande in chat: 250
caratteri. Su, via…». Per il primo punto all’ordine del giorno – che prevedeva le multe per l'Ato in caso di
inadempienze – non si è raggiunto il numero legale. Il dg dell’Ato, Paolo Diprima, a quel punto ha cominciato
a telefonare ad alcuni sindaci perché partecipassero, come si è distintamente sentito. Il numero legale si è
raggiunto, ma altre difficoltà di connessione hanno poi spinto a rimandare la seduta a data da destinarsi.Le
richieste dei sindaci sono al momento rimaste al palo. Come quella di Capalbio, che ha fatto più volte
presente ad Ato la necessità di ridurre la tariffa, chiedendo che il costo per la gestione del servizio non
superi il milione di euro e ha chiesto chiarimenti in merito al calcolo della tariffa, ravvisando delle differenze
importanti tra Pse dei vari comuni della provincia e la quota di tariffa destinata al corrispettivo degli impianti.
Capalbio ha anche diffidato gli altri comuni ad approvare il Pef se non prima che l’Ato chiarisca questi punti.
Il tempo tuttavia stringe: una volta che l’assemblea approva il corrispettivo, i Comuni – su quella base –
devono poi stabilire le tariffe da presentare ai cittadini. Che devono essere approvate entro il 30 settembre.