Greenreport
Ancora 24 ecoballe sui fondali della Toscana, Greenpeace chiede chiarezza sui dati
«Sia resa pubblica una tempistica breve e certa relativa al recupero delle balle già individuate sui fondali»
La scorsa estate, grazie anche alla pressione di Greenpeace, il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale affidando alla Protezione civile l’incarico di procedere all’individuazione e recupero delle ecoballe di Css (combustibile solido secondario, da rifiuti) che nel 2015 vennero disperse dalla motonave Ivy: erano dirette in Bulgaria per essere bruciate – perché gli inceneritori vengono guardati con sospetto, ma solo quelli sul proprio territorio evidentemente – e invece finirono sui fondali al largo di Piombino. Adesso l’associazione ambientalista chiede velocità e trasparenza sulle operazioni di recupero.
«La nostra organizzazione si complimenta con tutti gli attori coinvolti per quanto fatto finora e chiede che sia resa pubblica una tempistica breve e certa relativa al recupero delle balle già individuate sui fondali», dichiara nel merito Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace.
Secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dal ministero dell’Ambiente sulle operazioni di recupero delle ecoballe, sono state già individuate gran parte delle restanti ventiquattro (su 56) ancora disperse; una novità rispetto alle perplessità mostrate a fine agosto dall’Ispra in merito all’effettiva possibilità di individuare (e recuperare) tutte le ecoballe rimaste, che in cinque anni di tempo potrebbero essere state portate chissà dove dalle correnti. Una novità che però non è stata accompagnata da dati e lascia dunque più d’un margine d’incertezza.
«D’altra parte – aggiunge Ungherese – considerando il numero di enti, uomini e mezzi coinvolti è lecito aspettarsi che il recupero avvenga nel più breve tempo possibile visto che siamo nelle acque del Santuario dei cetacei, un’area marina che merita di essere realmente tutelata. Nell’ottica della massima trasparenza chiediamo che siano resi pubblici al più presto i costi sostenuti finora dalla Pubblica amministrazione, i dati relativi alla caratterizzazione chimico-fisica delle balle recuperate a partire dallo scorso agosto e le altre analisi ambientali che possano escludere eventuali sversamenti di microplastiche e reflui dalle balle oltre a possibili danni all’ecosistema marino».
Sarebbe interessante avere comunicazione ufficiale anche circa gli impianti di smaltimento dove queste ecoballe vengono indirizzate per essere gestite in sicurezza – le informazioni disponibili guardano a Rimateria, azienda piombinese attiva nell’economia circolare –, perché naturalmente una volta issate fuori dalle acque non spariscono come per magia.