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Alia, nel 2022 oltre 100 mln di euro investiti e 22,4 di utili ma resta il nodo impianti

Greenreport

Nel corso dell’ultimo anno il gestore dei servizi d’igiene urbana ha assunto 373 persone

Alia, nel 2022 oltre 100 mln di euro investiti e 22,4 di utili ma resta il nodo impianti

Cellai: «Le proposte per gli impianti da realizzare in Toscana come Empoli, Pontedera, Rosignano sono state presentate alla Regione ma si scontrano con i no»

Di Luca Aterini

Il cda di Alia, il gestore interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato Toscana centro, ha approvato sia il bilancio d’esercizio sia quello di sostenibilità del gruppo, documentando un percorso di sviluppo che è culminato poi il 26 gennaio di quest’anno nell’avvio della Multiutility della Toscana.

Nel 2022 Alia ha realizzato investimenti per 103 mln di euro, garantendo al contempo un utile netto di 22,4 mln di euro (+125,8% sul 2021) e un Ebitda di 65,4 mln di euro (+52,9%), oltre a performance in crescita sotto al profilo della sostenibilità ambientale e sociale.

Si registra, infine, un aumento della forza lavoro con 373 nuove assunzioni in organico in conseguenza del piano di internalizzazione, mentre il 92% del personale nel 2022 risulta assunto a tempo indeterminato.

Al contempo, nei Comuni dell’Ato sono stati generati 840.657 ton di rifiuti urbani nell’ultimo anno, e di questi il 68,37% proviene da raccolte differenziate; un dato che continua a crescere seppur di poco, rispetto al 67,91% certificato per il 2021.

Il problema resta, semmai, realizzare i necessari impianti industriali di prossimità per gestire tutte le frazioni di rifiuti urbani raccolte nel rispetto della gerarchia europea (senza dimenticare le necessità di gestione che presentano anche i rifiuti speciali, che sono il quintuplo degli urbani).

Sul tema il presidente di Alia, Nicola Ciolini, è stato audito ieri nella commissione Controllo del Comune di Firenze, presieduta da Jacopo Cellai. Le criticità emerse sono, di fatto, le stesse da anni.

«Ciolini ha indicato negli impianti di gassificazione la strada più opportuna da seguire oggi per lo smaltimento – riassume Cellai – Il punto è che le proposte per gli impianti da realizzare in Toscana come Empoli, Pontedera, Rosignano sono state presentate alla Regione ma si scontrano con i no del Partito democratico, proprio a partire da Empoli. Gli stessi no che fino a ad oggi hanno bloccato il termovalorizzatore di Case Passerini. Senza gli impianti in Toscana e non trovando la disponibilità di conferire in altre regioni già sature, siamo obbligati a seguire la strada del conferimento all’estero con i costi elevatissimi che ricadono in bolletta su famiglie e imprese, come testimonia il bilancio preventivo appena votato a Firenze con una spesa complessiva di 119 milioni di euro per la Tari a fronte dei 101 milioni del bilancio preventivo 2022».

È il cosiddetto turismo dei rifiuti urbani, per il quale in Italia – limitando l’analisi alle tratte entro i confini nazionali – ogni anno si mettono in viaggio 120mila camion, percorrendo 68 mln di km in cerca di impianti.

Ma la posizione manifestata da Cellai non trova d’accordo gli esponenti di Sinistra progetto comune e Buongiorno Empoli: «Pensiamo sia importante che la cittadinanza e i movimenti abbiano chiaro questo. La dirigenza di Alia ritiene necessario non prescindere dal gassificatore di Empoli (eventualmente da realizzare in altra zona di Ato Toscana centro) e auspica anche l’incenerimento. Perché di rifiuti zero, se va bene, si potrà parlare fra un centinaio di anni».

In realtà, come chiarito nuovamente solo pochi giorni fa dal commissario Ue all’Ambiente durante una visita istituzionale a Roma, «la cosa importante per l’Unione europea è che il conferimento in discarica (dei rifiuti urbani, una frazione di speciali dovrà comunque essere smaltita, ndr) vada verso lo zero», confermando al contempo che anche «il termovalorizzatore è nel modello europeo».

Questa è l’unica lettura scientificamente e normativamente fondata per un approccio “rifiuti zero”, che invece viene spesso tradotto sui territori come un rifiuto a priori di qualsivoglia impianto di gestione rifiuti.

Al contrario, per far tendere a zero gli smaltimenti in discarica, dovrà essere maggiore il ricorso a impianti posti a livelli superiori della gerarchia europea per la corretta gestione dei rifiuti, che prevede – nell’ordine – prevenzione, riuso, riciclo, altro recupero (compreso il recupero di energia operato tramite termovalorizzazione) e come ultima ratio lo smaltimento in discarica.

Ogni step della gerarchia e ogni frazione di rifiuti prodotta necessita di impianti di gestione adeguati. A Montespertoli, ad esempio, Alia sta realizzando il più grande biodigestore anaerobico per produrre biometano e compost dai rifiuti organici.

Resta però da coprire il fabbisogno per i rifiuti secchi non riciclabili meccanicamente. Per questi l’unica alternativa impiantistica alla discarica che sia più sostenibile della termovalorizzazione – si tratta di due tecnologie molto diverse – è quella del riciclo chimico, compresa la gassificazione proposta per i tre progetti Alia a partire da quello empolese. Una proposta che è stata però travolta dalle sindromi Nimby e Nimto locali, nonostante il sostegno di un’autorevole associazione ambientalista come Legambiente. Così si continua a parlare di “rifiuti zero”, esportando spazzatura.

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