Italia Oggi
Addio posate in plastica. Saranno riciclabili
I bicchieri di plastica saranno tra i prodotti monouso da consumare sempre meno, assieme alle tazze per bevande, tappi e coperchi, contenitori per alimenti, compresi contenitori per alimenti tipo fast food o per altri pasti pronti per il consumo immediato (tipo sushi ad esempio), ad eccezione di contenitori per bevande, piatti, pacchetti e involucri contenenti alimenti.
Lo prevede l’articolo 22 della legge di delegazione comunitaria approvata in via definitiva dal Senato il 20 aprile scorso, che fissa principi e criteri per recepire la direttiva 904/2019 sulla riduzione delle plastiche monouso.
La legge di delegazione comunitaria è il provvedimento annuale in cui si elencano una serie di direttive comunitarie da recepire tramite decreto legislativo, nel rispetto di princìpi e criteri direttivi generali e specifici.
Tra i criteri che indica l’articolo 22 c’è quello di incoraggiare l’uso di prodotti sostenibili e riutilizzabili, alternativi a quelli monouso comunque realizzati, per quanto riguarda i materiali destinati a entrare in contatto con alimenti, anche attraverso la messa a disposizione del consumatore finale, presso i punti vendita di prodotti riutilizzabili, comunque nel rispetto della normativa in materia di igiene e sicurezza degli alimenti;
Ove non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso come bastoncini cotonati, posate, cannucce, agitatori per bevande, aste per i palloncini va prevista la graduale restrizione all’immissione nel mercato dei medesimi, consentendone l’immissione nel mercato solo qualora realizzati in plastica biodegradabile e compostabile certificata conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 e con percentuali crescenti di materia prima rinnovabile.
La direttiva dovrà essere recepita entro il 3 luglio, in un anno, quello della pandemia, particolarmente complicato sotto il profilo operativo. Tra gli aspetti pratici da affrontare quello dello smaltimento delle scorte (cioè dei prodotti già consegnati all’utilizzatore), ma anche che il riutilizzo non sempre può essere considerato, a prescindere, la migliore opzione.
Alcuni studi, come quello dell’Eppa (European paper packaging alliance), presentato nel gennaio 2021 alle Istituzioni europee e alle rappresentanze degli Stati membri, dimostra che un sistema monouso mostra vantaggi ambientali significativi, se confrontato con un sistema in polipropilene multiuso equivalente o con manufatti di materiali considerati «tradizionali» al cui riutilizzo si associano rilevanti consumi di acqua ed energia.
Rimane il tema di definire ed individuare precisare i prodotti plastici. Infatti, la plastic tax, in corso di attuazione a livello nazionale, prevede che siano sottoposti all’imposta di consumo i manufatti realizzati con l’utilizzo, anche parziale, di materie plastiche costituite da polimeri organici di origine sintetica ricompresi alle voci doganali 3901, 3902, 3903, 3904, 3905, 3906, 3907, 3908, 3909, 3910 e 3911 della nomenclatura combinata dell’Unione europea. Non è compreso, ad esempio, il cellophane che, a differenza di quanto comunemente si creda, è un film di polimero di cellulosa, ovvero un polimero naturale, riciclabile e compostabile.
Giorgio Ambrosoli