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A Scarlino potrebbe nascere un nuovo polo per il riciclo, al posto del termovalorizzatore
Iren ha presentato ai sindaci del territorio un progetto per la bonifica dell’area e la realizzazione di tre nuovi impianti industriali
Apprezzamenti e aperture al confronto da Comune di Follonica e Pd
Un polo per l’economia circolare in grado di trasformare i nostri rifiuti – in Toscana ne generiamo ogni anno circa 12,2 mln di tonnellate, tra urbani e speciali – in nuovi prodotti, anziché bruciarli per ricavarne energia: è questa la nuova proposta avanzata da Iren per l’area di Scarlino, dove oggi è presente un termovalorizzatore (oltre a un impianto di trattamento rifiuti liquidi e a un laboratorio di analisi ambientale), aperto nel 2012 ma ormai fermo dal 2015 a causa delle contestazioni locali e di conseguenti battaglie legali.
Pochi mesi fa la Regione Toscana ha annunciato l’intenzione di procedere all’archiviazione d’ufficio della proposta di revamping del termovalorizzatore, avanzata a suo tempo da Scarlino energia, e la conferma del ritiro del progetto arriva oggi direttamente dalla nuova proprietà dell’azienda: Iren, la multiutility a maggioranza pubblica che è sbarcata nel settore ambientale della Toscana (e in particolare nell’area sud, controllando o partecipando società come Csai, Sei Toscana, Sienambiente, Tb, Futura e appunto Scarlino energia) dopo l’acquisizione della divisione Ambiente di Unieco, conclusa nel novembre 2020.
Dopo l’anticipazione arrivata stamani sulle colonne del quotidiano locale Il Tirreno, la nostra redazione ha contattato direttamente Iren per approfondire la natura della proposta, un’ipotesi progettuale da 130 mln di euro e 110 posti di lavoro che ieri è stata presentata ai sindaci locali – non solo Scarlino ma anche l’amministrazione confinante, Follonica – e che dovrebbe arrivare in dettaglio al vaglio degli uffici regionali entro settembre: se tutto andrà bene, le relative autorizzazioni ambientali e l’inizio dei lavori (che durerebbero poi 18-24 mesi) dovrebbero arrivare entro fine 2023.
La proposta prevede la demolizione del vecchio inceneritore e la contestuale bonifica dell’area, cui seguirebbe la realizzazione di tre impianti in grado di riciclare vari flussi di rifiuti – prevalentemente speciali ovvero, semplificando, provenienti da attività economiche – in nuovi prodotti: un vero e proprio polo industriale per l’economia circolare, il primo di questo tipo in Toscana. Ai tre nuovi impianti si aggiungerebbe inoltre l’ammodernamento dell’attuale impianto di trattamento dei rifiuti liquidi, in grado di depurare i reflui industriali.
In tutti e tre i casi, nel polo non sarebbe presente alcuna combustione per ricavare energia dai rifiuti, in quanto verrebbero inseriti in un processo industriale per il recupero di materia, sostanzialmente «senza emissioni aggiuntive rispetto a quelle attualmente presenti nell’area», come sottolineano da Iren.
Complessivamente, i tre nuovi impianti permetterebbero di valorizzare 300mila tonnellate di rifiuti attraverso tecnologie mature, già impiegate altrove.
Si tratta di circa 110mila tonnellate di rifiuti legnosi – derivanti da mobilio, demolizioni e imballaggi –, 90mila tonnellate tra pulper di cartiera e in parte minore plasmix (ovvero quelle plastiche eterogenee difficili quando non impossibili da riciclare meccanicamente, che arrivano a rappresentare oltre il 50% di tutti gli imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato), e infine altre 100mila tonnellate tra fanghi di depurazione e Forsu, cioè l’organico della raccolta differenziata.
Più nel dettaglio, l’innovativo impianto per il riciclo del legno – uno analogo sta sorgendo nell’area di Vercelli – permetterebbe di produrre annualmente 750mila pallet per il trasporto di merci e 135mila metri cubi di blocchetti distanziatori per pallet.
L’impianto di riciclo per pulper e plasmix metterebbe invece a frutto la tecnologia I.Blu, acquista nel 2020 da Iren, per ottenere circa 65mila ton/anno di polimeri termoplastici, dei prodotti impiegabili sia per produrre asfalti più sostenibili (come già accade altrove in Italia, a valle di un accordo stipulato un anno fa tra Iren e Mapei), sia come in sostituzione del carbone come agenti riducenti nella produzione dell’acciaio (similmente a quanto accade già nell’impianto Iren di San Giorgio di Nogaro).
Infine, tramite un impianto di carbonizzazione idrotermale (Htc), Forsu e fanghi di depurazione potrebbero essere trasformati in bio-carbone: sostanzialmente un materiale dalla caratteristiche chimico-fisiche paragonabili a quelle della torba o della lignite, ma derivato da riciclo anziché fonte fossile. Questo bio-carbone potrebbe poi trovare applicazione sia come combustibile, sia come materia prima in altri cicli industriali, sia come fertilizzante.
Uno scenario che, in attesa di maggiori dettagli progettuali, sta già riscuotendo un ampio interesse sul territorio, come mostrano le prese di posizione del sindaco di Follonica – Andrea Benini – e del Pd grossetano.
«Per il territorio è arrivato il momento di guardare al futuro, e per farlo è stato aperto un dialogo con dei nuovi interlocutori, come il gruppo Iren, con cui è stato possibile parlare di un modello di sviluppo alternativo e di obiettivi legati all’economia circolare. Il percorso è appena iniziato e qualsiasi proposta sarà da valutare: l’amministrazione comunale di Follonica non darà nulla per scontato – dichiara Benini – Non sarà ammissibile qualsiasi altra proposta futura che riguardi eventuali impianti che prevedano combustione, anche se di nuova generazione. L’idea per il futuro del nostro territorio è quella di un polo basato sull’economia circolare, dove ogni rifiuto possa uscire prodotto. Per questo vogliamo investire su un modello di sviluppo alternativo a quello che prevedeva l’installazione di un inceneritore».
«La vicenda dell’inceneritore di Scarlino ha bisogno di essere chiusa definitivamente – aggiungono dal Partito democratico – Ieri pomeriggio la nuova proprietà di Iren ha incontrato le amministrazioni di Scarlino e Follonica e ha presentato un progetto alternativo e sostitutivo all’attuale impianto di incenerimento, costituendo così un nuovo polo a servizio dell’area vasta della zona sud oltre che di tutta la Regione Toscana. Noi riteniamo importante che il nostro territorio debba essere protagonista degli investimenti legati ai progetti innovativi di economia circolare afferente al trattamento dei rifiuti. La proposta di Iren ha, in questo quadro, due valenze: elimina il vecchio inceneritore che ormai è un relitto di un periodo finito; introduce innovazione e tecnologia mantenendo una presenza industriale qualificata. In questo contesto stare fermi o bloccare lo sviluppo socio economico sarebbe un grave errore che provocherebbe danni sociali oltre a confermare la presenza dell’inceneritore sulla piana di Scarlino. Tutto questo è stato possibile, oltre al lavoro svolto dai nostri amministratori e dal Pd, anche grazie all’assessore Marras, alla consigliera regionale Spadi oltre che dall’on. Sani. Pertanto auspichiamo che i nostri amministratori, oltre a chiarire i dettagli del progetto in un confronto pubblico e trasparente, riescano a chiudere ufficialmente l’ipotesi dell’impianto di incenerimento delineando una prospettiva di sviluppo ambientalmente sostenibile e industrialmente qualificata», chiude la nota stampa congiunta siglata da Giacomo Termine (segretario Pd della provincia di Grosseto), Marco Simiani (segreteria Pd della Regione Toscana), Francesca Mondei (vice segretario e responsabile Ambiente del Pd provinciale), Mirjam Giorgieri (segretaria del Pd di Follonica) e Luca Niccolini (segretario del Pd di Scarlino).