Tariffe dei rifiuti Fumata nera sui conti del 2021

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Tariffe dei rifiuti Fumata nera sui conti del 2021

Il Tirreno

Tariffe dei rifiuti

Fumata nera sui conti del 2021

Francesca Ferri, GROSSETO. Fumata nera, venerdì scorso, per le ultime tre delibere necessarie ad approvare il Pef, il piano economico e finanziario per la gestione dei rifiuti, documento in base al quale viene determinato l’importo della Tari, la tariffa sui rifiuti. Il Pef 2021 – calcolato post limiti rettificati e istanza di supero – ammonta, in tutto l’Ato, a 215.388.680 euro: 67.866.195 per la provincia di Arezzo, 65.646.798 per quella di Siena e 81.875.687 per la macroarea composta dalla provincia di Grosseto e i comuni della Valdicornia. Dei 104 comuni delle province di Grosseto, Arezzo, Siena e della Valdicornia che compongono l’assemblea dell’Ato Toscana sud (Ambito territoriale ottimale), venerdì hanno partecipato all’assise (su Zoom) una sessantina; 16 hanno votato no, 31 si sono astenuti (tutta la Valdicornia), gli altri hanno dato voto favorevole. Non si è dunque raggiunto il 50 per cento più uno delle quote totali. In particolare hanno pesato i no dei municipi più grandi, Grosseto e Siena in testa. Contrari, per la provincia di Grosseto, anche Orbetello e Manciano.Come già avvenuto l’anno scorso, dunque, anche quest’anno il percorso verso la determinazione delle tariffe è tutt’altro che lineare. L’assemblea si riunirà di nuovo giovedì 17 giugno e, di nuovo, sarà chiamata ad approvare le stesse delibere. L’auspicio dell’Ato è che i Comuni contrari possano rivedere le loro posizioni. Un nuovo voto contrario provocherebbe un serio impasse, dopo lo stallo che già si è avuto l’anno scorso, quando, dopo i tentativi andati a vuoto, il Pef fu approvato solo a dicembre e perciò, per tutto l’anno, i cittadini continuarono a pagare le stesse tariffe del 2019, rimandando a quest’anno i conguagli. Il nodo sono gli importi da pagare: troppo alti, secondo i Comuni, troppo bassi, secondo il gestore, Sei Toscana. Ma non solo. Da quest’anno i Pef sono calcolati in base al nuovo metodo stabilito dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) e questa novità, per molti municipi, significa un aumento delle tariffe. Il metodo di calcolo Arera, ad esempio, prevede un aggancio all’inflazione. Questo, e altri parametri, finiscono per pesare in bolletta con rincari dal 3 al 6, 2 per cento. A questo si sommano i già citati conguagli per ripianare i conti del 2020. Se molti comuni sono in credito, dato che il Covid e il confinamento in casa ha abbassato alcune spese, altri, invece – e in particolare quelli che l’anno scorso hanno avuto le riduzioni maggiori, Castiglione della Pescaia in testa – sono destinati a pagare un salasso. In alcuni casi, poi, i Comuni scontano maggiori costi per l’installazione dei nuovi cassonetti automatizzati, che ha richiesto notevole impegno economico, ancora non accreditato nelle bollette dei cittadini. Ora, l’Arera, dal canto suo, pone un tetto del 6-7 per cento alla possibilità di aumentare le tariffe, calcolato sulla base dei conti di due anni fa. E questa è una garanzia per i cittadini. Molti comuni, però, tra conguagli e maggiori spese avranno necessità di sforare ben oltre questa percentuale. E questo è un primo ostacolo da superare. D’altronde, come detto, Sei Toscana, gestore unico del servizio, ha presentato il suo conto, che ammonta a circa 135 milioni di euro solo di costi, ma i Comuni contestano almeno 10 di quei milioni. Ci sono infine anche contestazioni sul metodo. «Sei Toscana non ha presentato il consuntivo dei singoli comuni che permetterebbe di capire quali costi e servizi effettivamente forniti – dice l’assessora all’Ambiente del Comune di Grosseto Simona Petrucci – ma dà solo il bilancio totale. Arera, invece, chiede i consuntivi. Nel caso di Grosseto Sei Toscana ha messo in conto 1,9 milioni di euro in più per raddoppiare le postazioni dei cassonetti e gli svuotamenti, ma da una mia verifica è emerso che questi servizi in realtà non c’erano. La mia è una battaglia per il Comune di Grosseto ma anche una battaglia politica, perché questi metodi non vanno bene».

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