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Missione ecoballe la Marina recupera le prime due dal mare

La Repubblica – Firenze

Cinque anni fa ne caddero 56 nel golfo di Follonica da un mercantile Sono cubi di rifiuti di plastica, ciascuno pesa più di una tonnellata

di Laura Montanari

Quando la gru ha agganciato “all’amo” quel cubo di plastiche e scarti imbrigliano da una rete e piano piano dal profondo del mare lo ha fatto riaffiorare, tutti lì intorno hanno capito cosa abbiamo rischiato. Grosso. Perché quelle ecoballe che, come ha spiegato ieri il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, di «eco non hanno proprio niente, sono ammassi di rifiuti e basta», sono rimaste sul fondo del canale di Piombino, dove adesso ci sono le navi della Marina Militare insieme alla Protezione civile, per cinque anni. Cinquantasei cubi di plastiche pressate perse da una nave che batteva bandiera delle Isole Cook, salpata da Piombino e diretta a Varna ( Mar Nero) il cui comandante (turco) nemmeno si è degnato di denunciare la perdita del carico. Lo siamo venuti a sapere dopo dai pescatori che hanno cominciato a segnalare che tra le onde erano riemerse delle balle piene di plastica colorata. Alcune anche molti mesi dopo: una nel 2016 era arrivata sulla spiaggia di Punta Ala, un’altra nel 2018 sulla costa Est di Piombino e un’altra ancora nel Golfo di Baratti. Così sono cominciati gli accertamenti della capitaneria e si è risaliti alla motonave Ivy che aveva solcato quel tratto di mare al largo dell’isolotto di Cerboli il 23 luglio 2015. Ne aveva perdute 56 di balle (appena caricata da una ditta del Grossetano) e aveva disperso sessanta tonnellate di rifiuti. Tra burocrazia e inerzia il mare davanti a Piombino ha convissuto per cinque anni con quella che gli ambientalisti hanno definito una ” bomba ecologica”. La Regione, come ha detto ieri in una conferenza stampa il presidente Enrico Rossi « ha chiesto subito l’intervento del governo, ma di governi ne sono cambiati diversi e soltanto questo ha dichiarato lo stato di emergenza e ha davvero cominciato il recupero » . Un recupero che impegna circa 160 persone e per il quale il governo ha stanziato la somma di 4 milioni di euro (deliberata del Consiglio dei Ministri del 22 luglio scorso). Il recupero ( a cui collabora anche Ispra) è complesso ed è coordinato dalla protezione civile ( il commissario di tutta l’operazione è Angelo Borrelli): le ecoballe devono essere individuate in un’area ampia di mare a una profondità di 60 metri. Sonar e robottini le cercano, ora ne sono state individuate tre e recuperate due. Quando vengono trovate si calano i palombari per imbrigliarle. Ma a complicare ulteriormente le operazioni c’è il fatto che alcune potrebbero trovarsi a una profondità maggiore, cioè su un fondale a 70 metri dalla superficie. E per recuperarle lì, servono altre apparecchiature. Al momento partecipano alle operazioni il cacciamine Rimini della Marina Militare che ha strumenti per individuare le ecoballe sul fondo e la nave Caprera che carica le plastiche e le recupera fino al porto. « C’è anche una nave di supporto logistico con a bordo una camera iperbarica per i subacquei – ha spiegato l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto – perché si lavora a delle profondità al limite e bisogna evitare di danneggiare il contenimento dell’ecoballa » . Ma insomma si sta scrivendo un nuovo capitolo di questa vicenda. « Oggi è una giornata importante per questo golfo – ha detto il ministro Costa – ma anche una giornata importante per la tutela dell’ambiente, Il merito principale non è nostro, ma del territorio, dei cittadini che ci hanno sollecitato, e si sono arrabbiati, per dire: ‘ fatelo’ » . La mobilitazione, dagli ambientalisti alla Regione, allo stesso Comune di Piombino con il sindaco Francesco Ferrari è stata ampia. Potrebbero servire adesso circa sei mesi per completare le operazioni di recupero e messa in sicurezza anche se il capo della Protezione civile Borrelli ha detto che « contiamo di farcela in agosto e settembre».

Il rischio di una lunga permanenza in acqua di queste plastiche è il loro disfacimento, con gravi danni per l’ambiente marino e con il pericolo che i pesci le ingoino e entrino così nella catena alimentare.

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